La paura dei residenti della località «Madonna della Libera» e dei frati cappuccini del vicino Santuario, che abitano a circa centro metri dal luogo dello scoppio, sta anche nel fatto che credevano definitivamente chiusa e quindi in disuso quella vecchia struttura. La fabbrica sorge lungo una salita che si trova a metà strada tra la Chiesa dedicata proprio alla Madonna della Libera e le abitazioni dei residenti. Lo stabilimento è formato da più corpi di fabbrica che si diramano nel versante montuoso per circa 150 metri. Ad esplodere ieri mattina è stata la prima struttura a pochi metri dalla strada. «La fabbrica – ci hanno raccontato alcuni residenti – era stata oggetto di un’esplosione già diversi anni fa». Lo stabilimento, infatti, era stato posto sotto sequestro dieci anni orsono poiché la struttura non fu ritenuta idonea alla lavorazione di materiale esplodente dopo un incidente. «Abbiamo sentito una fortissima esplosione – ha detto Francesco, residente in zona – ed in molti l’abbiamo collegata subito alla fabbrica di fuochi d’artificio dismessa, ma non sapevamo nella maniera più assoluta che qualcuno al suo interno stesse ancora oggi lavorando nonostante i sigilli». Non si allontana di molto la versione di frate Francesco, che al momento dello scoppio stava officiando un matrimonio in Chiesa: «Credevo che si trattasse di fuochi d’artificio esplosi in occasione di un festeggiamento a Castellammare o nei dintorni. Non avrei mai immaginato che il casolare era all’origine di quegli scoppi. E solo il terzo è stato tanto forte da avere richiamato l’attenzione di noi tutti all’interno del santuario».
Cosa facevano quindi i due giovani nella fabbrica sequestrata? La Procura della Repubblica di Torre Annunziata e la polizia di stato di Castellammare dovranno dare risposte a diversi interrogativi. Il giovane rimasto ferito, e attualmente ricoverato all’ospedale «Cardarelli» di Napoli con ustioni sul 70% del corpo, avrebbe varcato le porte della casupola con uno zainetto in spalla contenente «ingredienti» per confezionare fuochi d’artificio. All’interno della struttura c’era tutto l’occorrente: polvere nera, cloro, potassio, contenitori in metallo per i colpi di mortaio e molta carta, soprattutto manifesti elettorali per confezionare i fuochi. Non c’erano, e le forze dell’ordine non ne hanno trovato nemmeno i resti, fuochi d’artificio già pronti. Tutto lascia pensare dunque che Battiloro, con precedenti specifici alle spalle, avesse cominciato la produzione «annuale» proprio ieri. Nel dicembre del 2008, infatti, appena 18enne Battiloro venne arrestato dai carabinieri nella stessa fabbrica dove si trovava in compagnia di un altro pregiudicato e di una tonnellata di botti.
E ancora: appena all’esterno del cancello che conduce alla salita dove sorge la fabbrica, è presente un contatore dell’Enel funzionante e una cassetta della posta a nome «Teresa Battiloro». Altri elementi che aiuteranno gli agenti, coordinati dal primo dirigente Fernando Rossi e dal vicequestore Stefano Iuorio, a fare chiarezza sulla vicenda. Sul posto sono intervenuti, oltre a vigili del fuoco e protezione civile, anche gli artificieri della polizia di stato, in quanto nelle vicinanze di una parete interna della struttura (il cui solo tetto in lamiera è stato divelto nell’esplosione) era presente altra polvere nera potenzialmente pericolosa. Il giovane che si trovava con Battiloro è stato condotto in commissariato per essere ascoltato e per appurare eventuali responsabilità nell’incidente.
L’ultimo grave incidente in zona riguardante una fabbrica di fuochi d’artificio accadde nella vicina città di Gragnano il 23 aprile del 2007: in quell’occasione persero la vita tre persone.
Francesco Ferrigno