«Sono rimasto davvero positivamente sorpreso dall’ottimo stato di conservazione dei fondali del Vervece- scrive il professore in una missiva inviata pochi giorni fa al direttore del Parco marino Antonino Miccio- Ho constatato una elevata biodiversità non solo nella più appariscente fauna ittica, ma anche nella minuscola fauna ad invertebrati. Mi è sembrato di tornare indietro nel tempo di quarant’anni. Un evidente risultato dell’ “effetto riserva”, ottenuto grazie all’impegno profuso dall’area marina protetta».
E’ da tempo ormai che la zona rossa che circonda lo scoglio della Madonnina fa parlare di se per la straordinaria esplosione di vita sottomarina. Chi si immerge in quei fondali può facilmente osservare una gran quantità di specie pregiate: orate, dentici, occhiate, barracuda, solo per citarne alcune. Tutte rappresentate da esemplari di dimensioni ragguardevoli e molto confidenti, cosa ormai rarissima lungo le coste campane. Saraghi e dentici infatti si avvicinano senza timore a portata di mani, incuriositi dal subacqueo. E’ come se i pesci si sentissero liberi e protetti in quell’ambiente, e non mostrano alcuna paura dell’uomo. Qualche mese fa i sub della Riserva marina si sono addirittura imbattuti in una Tartaruga che dormiva tranquillamente a 25 metri di profondità adagiata sullo scoglio.
Quest’esplosione di biodiversità è un grande risultato ma anche un grave pericolo in una zona come quella del golfo di Napoli caratterizzata da un alto indice di illegalità ambientale. Non mancano, infatti, pescatori di frodo senza scrupoli che approfittano della ricchezza di fauna e della eccessiva “confidenza” dei pesci per depredare fondali così preziosi. Basta una rete da pesca gettata illegalmente di notte nella zona del Vervece, come accaduto la settimana scorsa, per creare un danno all’intera area protetta. «Il patrimonio di biodiveristà della zona rossa, infatti, se tutelato può diffondersi nelle aree limitrofe con un “effetto domino” che innescherebbe un circolo virtuoso anche nelle attività produttive come la pesca- scrive ancora nella sua nota il professore Russo- Il mio invito è di non abbassare la guardia dinanzi ai successi ottenuti, ma anzi di raddoppiarla». Un invito che il direttore del Parco, Antonino Miccio, non fa alcuna fatica ad accogliere: «Questa testimonianza autorevole e di prestigio ci inorgoglisce ma allo stesso tempo ci spinge ad intensificare la tutela dell’area protetta con il prezioso contributo delle Forze dell’ordine. E chiediamo la massima collaborazione anche ai pescatori onesti, ai diving e a tutti i cittadini. Chiamate il numero verde 800325051 o la Capitaneria di Porto se notate comportamenti illeciti nel Parco». Entro breve dovrebbe entrare in funzione un sistema di videosorveglianza in grado di controllare la zona rossa 24 ore su 24. L’oasi del Vervece è purtroppo ancora oggi minacciata da pescherecci a strascico, da sub e da pescatori sportivi che, nonostante i divieti e i controlli di questi anni, continuano a pescare illegalmente nella zona rossa. Accanto al lavoro di monitoraggio del Parco, è fondamentale il ruolo svolto dalle forze di polizia, in particolare dalla Guardia Costiera che, nel corso del 2010, ha effettuato 1214 controlli nell’area marina protetta, accertando e contestando 152 illeciti. «I dati del 2011 sono ancora in via di elaborazione ma sicuramente in crescita, visto che i controlli sono stati ancora più intensi e stringenti- dichiara il comandante della Capitaneria di Porto di Castellammare di Stabia, Giuseppe Menna- Per la Guardia Costiera la tutela delle riserve marine è una assoluta priorità. E’ quindi nostra intenzione rafforzare ed aumentare l’attività di sorveglianza all’interno della riserva Marina di Punta Campanella». E il sorvegliato speciale sarà proprio il Vervece, scoglio della Madonnina, paradiso di cernie e subacquei.
Raffaele Di Palma