Il Popolo della Libertà si appresta a celebrare la sua prima e vera stagione congressuale della sua storia. Una storia breve ed intensa, in particolare nella nostra provincia e nella nostra città, considerato che in queste due realtà è la prima volta che, dalla sua costituzione, assume responsabilità amministrative e gestionali nell’inedito ruolo di partito di maggioranza relativa. Ruolo che certamente non ha visto brillare un partito virtuale, senza idee, povero di programmi e progetti, assente sul territorio ed addirittura senza alcuna sede. Questa è la cultura che ha contraddistinto i brillanti notabili, investiti di responsabilità e rappresentatività del partito per la provincia di Napoli e per la nostra città. In coda ai risultati elettorali del 28 e 29 marzo del 2010, un nutrito gruppo di iscritti, simpatizzanti e candidati non eletti nelle liste del PdL, attraverso una serie di documenti prodotti, ed indirizzati agli organi dirigenti del partito provinciale, regionale e nazionale, chiedevano di non disperdere quelle risorse umane e professionali che avevano contribuito a scrivere la pagina più bella della politica di centrodestra nella roccaforte comunista stabiese, una affermazione storica, costruita dopo anni di sacrifici e mortificazioni subite da quei pochi peones che avevano, con il loro rifiuto, rinunciato a salire sul carro dei vincitori di sempre. La richiesta consisteva nell’evitare che la schiacciante vittoria elettorale, ottenuta al primo turno, si trasformasse in una desolante sconfitta politica solo per soddisfare la famelica ambizione di una gestione finalizzata al potere per il potere. E’ accaduto invece che i notabili “proprietari del partito abbiano scelto di perseguire solo ed esclusivamente questa strada, di ribaltare uno dei sacrosanti principi fondamentali della nostra carta dei valori, facendo fallire il progetto di impegno di questi uomini di buona volontà, privilegiando incontri ristretti in salotti profumati ed accoglienti tagliando fuori, denigrando e disconoscendo nei fatti, tutti coloro che tentavano, raccogliendo istanze della cittadinanza, di mettere la politica al servizio del cittadino e non viceversa. Oggi questi Valvassori stanno invadendo il territorio stabiese attraverso l’impegno dei propri valvassini che, battendo il territorio, fanno incetta di iscrizioni al partito per metterle a disposizione dei “Signori delle tessere”. Sembra un film già visto, un partito fantasma, senza un coordinamento cittadino, senza una sede che consenta al simpatizzante di potervi accedere per iscriversi, senza aver pubblicizzato l’iniziativa, tranne che per l’evento multizonale tenutosi alla Medusa, un partito che a Castellammare di Stabia, avvolta da una grave crisi occupazionale per l’effetto disastroso della gestione di centrosinistra, potrebbe contare migliaia di tesserati senza che “questi fantasmi” abbiano mai espresso uno straccio di pensiero politico e/o progetto di come cambiare e rilanciare le attività produttive di Castellammare. Nel passato è già accaduto a qualche altro partito di ritrovarsi tra i propri iscritti persone che non avevano mai firmato nessun tipo di adesione, non vorremmo ripercorrere lo stesso mortificante e deprimente sentiero solo per soddisfare le fameliche aspirazioni di “signorotti” in cerca di nuove ed emozionanti esperienze gestionali a tutela di interessi di pochi “eletti”. E parafrasando il titolo di una nota commedia del grande Eduardo sarebbe il caso di esclamare “Non è vero ma ci credo”, quindi è reale il pericolo che si possa concretizzare il progetto di “questi fantasmi”, considerando l’animosità e l’intensità con la quale i “pretoriani dei cesaroni” si muovono in queste ore sul territorio.
Carlo Carrillo
PdL Castellammare di Stabia