“UNITED FOR GLOBAL CHANGE”, è lo slogan della giornata europea e internazionale che si svolgerà sabato 15 ottobre anche a Roma, sede dell’I-day italiano.
Non sarà una giornata facile, c’è da aspettarselo, ma l’invito a che “la rabbia non diventi violenza” si fa strada.
Il movimento globale degli Indignados, che sta costruendo una grande architettura del “No” ad un mondo sempre più saturo di ingiustizie, è un fiume in piena, anche in Italia.Il contagio e la partecipazione si alimentano con gli strumenti della comunicazione digitale: il web, attraverso siti e social network, sta costruendo velocemente ponti di solidarietà e condivisioni tra quartieri, paesi, città, nazioni.
Il movimento è forte e motivato. I giovani sono il motore, potente e scattante che si alimenta di sogni e di voglia di buon futuro. Fermarlo non sarà facile. Il cambiamento verso un mondo nuovo, solidale, giusto per tutti, si è avviato.
Molti cercheranno di ostacolarlo. Ma la speranza e il sogno che muovono soprattutto i giovani e le tante persone, di ogni età, che vogliono un mondo come la casa comune di tutti, sono energia pura, travolgente, innovativa.Ci sarà da vivere e da raccontare un cambiamento epocale. Il fronte antifinanza degli Indignados, ha agito nei giorni scorsi con presidi presso le sedi regionali e quella centrale, a Roma, di Bankitalia, per gridare che “non pagheremo noi il loro debito”.
La gomma del muro della politica sembra resistere. Le proteste vi rimbalzano contro. Dal palazzo si sentono protetti. Ma in molti iniziano a pensare, invece, che la “gomma” non regge più, sta avendo un “collasso cellulare”, tra poco potrebbe polverizzarsi ed ecco che il “palazzo” potrebbe vacillare. La crisi farà proseliti con crescita esponenziale e sarà inevitabile.
A Napoli e nella sua provincia, giovani, senza lavoro, precari, cittadini che convivono con la monnezza, cittadini che amano le risorse di questo pezzo bellissimo del mondo, sono stufi di vederlo saccheggiato e violentato quotidianamente, tra l’indifferenza e la rassegnazione locale e lo sdegno non arginabile dell’opinione pubblica mondiale.
Se essere indignados, significa prendere coscienza della realtà ed attivare iniziative virtuose per immaginare e lavorare in autodeterminazione per un futuro migliore, essere indignados è una necessità comune. A patto, però, che le azioni da intraprendere pongano la vita e la dignità di ogni uomo, insieme ad ogni pezzo del nostro patrimonio culturale, al centro delle iniziative di gestione e sviluppo del Bene Comune . “È importante che tutti ci convinciamo che la salvezza e il rilancio dell’economia italiana possono venire solo dagli italiani. Una nostra tentazione atavica, ricordata da Alessandro Manzoni, è di attendere che un esercito d’oltralpe risolva i nostri problemi.
Come in altri momenti della nostra storia, oggi non è così. È importante che tutti i cittadini ne siano consapevoli. Sarebbe una tragica illusione pensare che interventi risolutori possano giungere da fuori. Spettano a noi”.
Lo ha detto ieri Mario Draghi, governatore uscente della Banca d’Italia, nel suo discorso di saluto perché sarà il prossimo governatore della BCE, la stessa che da tempo ammonisce l’Italia per il risanamento della finanza pubblica.
Non è forse questo un autorevole appello ad aderire al movimento degli Indignados?
Antonio Irlando