Il fascino dell’antica Pompei continua a catturare la mente di scrittori e lettori, come testimoniato dal libro d’esordio di Stefania Meduni Dè Rossi “Il Prodigio del Sistro dalla Pompei sepolta”, presentato nella sala consiliare del comune di Pompei giovedì 13 ottobre alle 17.30, alla presenza del consigliere comunale con delega alla cultura Antonio Ebreo. La critica letteraria è stata affidata alla Professoressa Emma Giammattei, Preside della facoltà di Lettere dell’università Suor Orsola Benincasa, la quale ha definito l’opera una favola colta, dove il mondo borghese e rassicurante della protagonista si riflette anche nelle scelte linguistiche, sempre piane e controllate, anche quando vengono affrontate tematiche che sfiorano quello che Freud definiva “il perturbante”. Il testo si inscrive, del resto, come ricordato dalla stessa Giammattei, in una lunga tradizione letteraria riguardante il mondo antico e la catastrofe dell’eruzione del Vesuvio, tradizione che precede persino la scoperta del sito archeologico, risalendo all’ “Arcadia” di Jacopo Sannazzaro nel cinquecento. Per quanto concerne l’analisi della parte più propriamente storica e archeologica dello scritto, questa è stata affidata al Professor Antonio Varone, Direttore degli Scavi di Pompei, che ha lodato la scrittrice per la cura nella documentazione e ricostruzione di taluni dettagli originali e misconosciuti quali la preparazione del trucco o la ricerca delle stoffe, pur sottolineando che la presenza dei primi cristiani nella città antica è verosimile ma non certa. L’autrice stessa, molto emozionata, ha confessato che questo libro è scaturito da un moto dell’animo, come una parte di sé da sempre esistente e inesplorata che è riuscita a emergere proprio grazie alle figure di queste due donne, Sabina e Eva, l’una antica l’altra moderna, che dovranno confrontarsi con l’amore, il mistero, la fede e attraverso uno scavo interiore scoprire, in definitiva, se stesse.
Claudia Malafronte