Napoli: l’assessore Narducci tra buone iniziative e violazione deontologica

Il Comune di Napoli scende in campo contro il racket, per sostenere imprese e professionisti che hanno di non cedere alle intimidazioni camorristiche e hanno denunciato.

Per loro sarà più semplice partecipare agli affidamenti in economia e agli affidamenti di lavori e servizi, fino ad un milione di euro, attraverso l’inserimento in un elenco istituito dal Comune.

Per accedere alla lista sarà necessario che la denuncia dell’imprenditore vittima sia stata già oggetto di verifica da parte della magistratura e che dopo le indagini si sia giunti ad un provvedimento come la condanna o il rinvio a giudizio dei presunti. Il primo elenco sarà chiuso il 30 gennaio e una prima iniziativa è prevista per il 30 giugno prossimo: la lista sarà aggiornata ogni due anni.

“Le imprese iscritte al nostro elenco avranno un percorso preferenziale per ottenere affidamenti di nostri lavori” – spiega l’assessore alla sicurezza Narducci – “e serve poi in concreto anche a ripristinare situazioni di libertà e rispetto della concorrenza, che sono state violate nella realtà”.

Per l’assessore Narducci, però arrivano anche alcune critiche e polemiche. Già al momento della sua nomina ad assessore, l’Associazione Nazionale Magistrati e il Presidente della Repubblica Napolitano, non videro di buon occhio il suo doppio incarico a Napoli: Narducci si trova infatti a essere primo ministero (seppur avendo chiesto l’aspettativa) e assessore nella stessa città. Situazione contestata dall’Anm, perché “la posizione di Narducci viola l’articolo 9 del codice deontologico dei magistrati, che non possono ricoprire diverse cariche in una stessa città”. Il problema sorge non per l’attribuzione di conflitto di interessi, ma perché l’assessore Narducci, essendo appunto anche PM, è a conoscenza di segreti istruttori che non avrebbe mai conosciuto da “semplice” assessore.

La reazione dell’assessore è stata veemente e molto tesa, usando toni forti contro lo stesso Anm: “Inserire in uno statuto o all’interno di un codice di regole di un’associazione privata, regole che sono dirette a vietare condotte costituzionalmente non riconosciuti, crea un problema prima all’associazione che a me. Nessuno statuto di nessuna associazione italiana può contenere imposizione di condotte ai propri associati”. Poi aggiunge, durante la conferenza stampa convocata: “Lo stesso zelo e attenzione non viene riservata a magistrati che violano i propri doveri e che hanno comportamenti in contrasto con le regole deontologiche dell’attività”

Per ora quindi, l’assessore Narducci sembra voler proseguire sulla sua strada. Situazione destinata probabilmente a farsi sempre più aspra, in quanto l’Anm ha chiesto la sua convocazione dinanzi al collegio il 22 novembre.

Mario De Angelis

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