Scavi di Pompei, è psicosi: in mattinata annunciato e smentito un nuovo crollo alla domus di Diomede

All’indomani dello stanziamento di 105 milioni di euro da parte dell’Unione Europea per il risanamento  gli Scavi Archeologici di Pompei, si diffonde la notizia di un nuovo crollo. La denuncia arriva nella mattinata del 27 ottobre da parte della UIL-BAC  che fa riferimento alla domus di Diomede situata sulla via Consolare, dove già nei giorni scorsi si era registrato il cedimento di due muretti moderni. Secca e puntuale arriva la smentita del ministero dei Beni Culturali che esclude qualsiasi danno alla domus in questione, in base ad un sopralluogo effettuato dai tecnici della Soprintendenza congiuntamente alle forze dell’ordine. Tuttavia, nel corso della verifica, è stato rilevato il distacco parziale della muratura di una fontana ubicata all’interno dell’edificio 41 della stessa  via Consolare, in prossimità dell’annunciato danneggiamento. D’altro canto, si tratterebbe di un episodio non recente, come dimostrerebbe la presenza di vegetazione spontanea, e per di più riguardante una domus interdetta al pubblico, la cui messa in sicurezza era stata preventivata. Il rincorrersi delle notizie in mattinata ha creato, d’altronde, un vero e proprio giallo contro cui si sono scagliati tanto il dicastero competente quanto l’Amministrazione, degli Scavi ritenendo tali infondati sensazionalismi nocivi per il sito e preannunciando pertanto un esposto all’Autorità Giudiziaria  per procurato allarme, laddove ne ricorrano gli estremi. L’episodio si iscrive, del resto, nel clima di confusione e tensione che serpeggia negli Scavi di Pompei dopo i recenti avvenimenti, clima che probabilmente conduce, da un lato, a segnalare ogni screpolatura e, dall’altro, a conferirle particolare risalto. Ciò che colpisce, in definitiva, al di là della attualità ed entità dei singoli fatti, è la loro continuità  che ci porta a percepirli pericolosamente come normali. Al contrario, proprio il concatenarsi degli eventi  ci restituisce un senso di precarietà, un’incertezza che aleggia non solo sul presente ma anche sul  futuro della città sepolta che appare come un gigante fragile che si sta sbriciolando sotto i nostri occhi. Sarà certo difficile tutelare una città intera, vasta quanto unica, ma proprio la sua unicità rende la sua tutela ancora più necessaria, perché non solo possiamo svegliarci domani senza il timore di nuovi crolli ma altresì con la consapevolezza che sia stato fatto tutto il possibile perché questi crolli siano stati evitati. Tutto questo ovviamente prima che sia troppo tardi. “Ora basta – ha detto Antonio Irlando, presidente dell’Osservatorio per i Beni Culturali – ognuno tenga il suo ruolo. I crolli li annuncia la Soprintendenza: oggi addirittura il sindacato ha annunciato un fatto inesistente”.

Claudia Malafronte

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