Ottaviano: i funerali dei due operai che hanno perso la vita in un pozzo

In un pomeriggio freddo e cielo coperto, Ottaviano si è stretta in un caloroso ed ultimo abbraccio alle famiglie di Antonio Annunziata e Alfonso Peluso, i due operai ottavianesi che persero tragicamente la vita, la mattina del 2 Novembre  mentre lavoravano all’allargamento di un pozzo artesiano a Somma Vesuviana. I carri funebri  hanno raggiunto la Casa delle Povere Figlie della Visitazione in San Gennarello di Ottaviano intorno alle 14. Nel cortile delle suore, le due bare disposte dinanzi all’altare, hanno ricevuto il saluto e l’omaggio di un intera comunità cittadina, ancora incredula per l’accaduto. Presente il comune con  due ufficiali della Polizia Municipale in alta uniforme, a testimoniare la presenza dell’amministrazione comunale. C’è il vicesindaco Francesca Ambrosio, il presidente del consiglio comunale Giueppe Saviano che salutano affettuosamente le famiglie delle vittime della tragedia di Somma Vesuviana, portando loro parole di conforto e vicinanza. All’arrivo dei feretri, un conoscente delle vittime, intona a cappella l’Ave Maria. Ad officiare il rito funebre delle ore 15.00 Monsignor Pasquale D’Onofrio Vicario Generale della Diocesi di Nola con il Parroco Don Raffaele Rianna. “Di fronte a quanto è accaduto, a questa tragedia, chi ci potrà dire una parola di speranza?” Con queste parole, il Vicario Generale ha aperto la sua omelia ed ha poi continuato  dicendo “La Fede ci porta la certezza  che questa tragedia non è un punto di non ritorno. E noi avremo la gioia di rincontraci di nuovo. E noi già adesso possiamo avere la gioia nel dolore di continuare a vivere la vicinanza con Alfonso e Antonio attraverso una forma diversa che è quella della preghiera, quella del dolce ricordo, quella della possibilità di affidarci insieme all’unico Signore”. Il celebrante offre una sua riflessione sui gesti che hanno segnato questa tragedia. “Quello del lavorare per mantenere le proprie famiglie, che è un gesto di carità, di amore,di responsabilità. Ed il secondo gesto, quello dell’aiutarsi l’uno con l’altro. Sono due gesti che non dobbiamo dimenticare, perché ci insegnano che c’è una dignità  in quello che si compie. Ma a questa dignità segue anche una grande umanità. Soccorrere l’altro, andare verso l’altro sempre e comunque. Non smetteranno le nostre lacrime, non smetterà il dolore del distacco. Ci sarà però la consolazione che nel signore si può essere giusti e nella nostra umanità si può essere fratelli.” Alla fine della celebrazione prende la parola uno dei fratelli di Alfonso Peluso, che in poche righe descrive la vita della più giovane delle due vittime della tragedia, una vita fatta di molti sacrifici e poche soddisfazioni, ma segnata dalla lealtà, felicità, onestà. Viene descritto come una persona sincera e onesta Alfonso, un fratello, un amico da non perdere mai, di quelle persone che sai  di avere sempre dietro di te anche quando  è lontano. Una persona che ha insegnato la vera umiltà, a lavorare sodo e a combattere per raggiungere un obiettivo. “Mi parlavi sempre del tuo primo amore – scrive il fratello di Peluso – della musica, del tuo mondo magico, e tu che con la tua voce riempivi i nostri cuori di magia, ti ricorderemo sempre con il cuore pieno di gioia ma anche di malinconia. Io sono orgoglioso di averti avuto come fratello, un altro pezzo del mio cuore andato via. Di tante giornate volate via, ma quello che resta, come diceva una tua canzone preferita è che ti ricorderemo con tanto amore, ciao piccolo grande amore, ogni notte andando a dormire, i tuoi nipoti manderanno un bacio lassù dove ora tu canterai tra gli angeli, diventerai la prima voce del coro. Ciao fratello mio riposa in pace”. Nelle parole di una nipote di Peluso, il ringraziamento al “Signor Antonio” che voleva salvare lo zio e che senza pensarci un attimo è sceso nel pozzo per tentare di portarlo su. Alla fine del rito funebre sono i stessi familiari a portare le bare di Antonio e Alfonso, che hanno lasciato la casa delle Suore, tra gli applausi dei presenti.

 

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