Pompei è città della pace e lo ricorda anche il 4 novembre, in occasione della festa dell’unità nazionale e delle forze armate, laddove gli eventi programmati dall’amministrazione comunale risultano incentrati sull’inaugurazione del monumento dedicato ai caduti italiani nelle missioni di pace. I festeggiamenti hanno avuto inizio nella mattinata con l’apposizione delle corone d’alloro sul monumento al milite ignoto, momento accompagnato dai discorsi del Sindaco Claudio D’Alessio e dell’Onorevole Antonio Rastrelli, presidente del Comitato per il 150° anniversario dell’unità d’Italia, volti a ribadire i valori della patria e della memoria, nonostante il momento difficile in cui versa il nostro paese. Dopo l’ intonazione dell’inno di Mameli da parte del coro bambini della città di Pompei, le celebrazioni sono proseguite in via Plinio, luogo prescelto per l’ ubicazione del suddetto monumento. Qui, in seguito a una breve omelia, il primo cittadino è nuovamente intervenuto per illustrare gli intenti con cui è stata realizzata l’opera, ovvero onorare i caduti in missioni di peacekeeping e diffondere la cultura della pace e della tolleranza. Quindi, la spiegazione tecnica e simbolica della realizzazione artistica è stata affidata all’architetto Antonio Bruno, ideatore del progetto, e alla dottoressa Maria Beatrice de Camillis, in qualità di curatrice. L’opera, infatti, si compone di un basamento rivestito in pietra lavica vesuviana su cui è raffigurato il tricolore; dal podio, poi, si innalza il trittico scultoreo caratterizzato dalla presenza esclusiva di figure femminili, evenienza singolare per un monumento ai caduti, usualmente composto da sculture maschili e drammatiche. Le tre donne rappresentate, al contrario, rimandano un’immagine umana di chi di solito non conduce ma subisce la guerra: le madri, sorelle e figlie dei combattenti, a ciascuna delle quali è attribuito un significato connesso a un colore del tricolore. La parete destra dell’opera è, pertanto, incentrata su una donna in preda alla disperazione per la perdita, concetto legato al rosso; la parte centrale è, invece, dedicata al bianco simbolo della libertà la cui icona è la donna portatrice di una colomba, mentre il lato sinistro riproduce una donna gravida emblema di speranza, come il verde, e di amore e dialogo tra i popoli. La collocazione del monumento alle porte della città costituisce, d’altronde, un invito, per tutti coloro che giungono a Pompei, a riflettere sulle conseguenze sciagurate della guerra e sull’importanza della pace affinchè, come sosteneva il mahatma Gandhi, se la storia dell’umanità è stata contrassegnata da guerre, il futuro dell’umanità possa essere diverso.
Claudia Malafronte