A Torre Annunziata serata-evento in ricordo di Dino De Laurentiis

La serata finale di CortoDino, primo festival internazionale del cortometraggio, intitolato alla memoria di Dino De Laurentiis, si è svolta venerdì 11 novembre 2011, a un anno esatto dalla scomparsa del grande produttore cinematografico. È stata l’occasione, oltre che per premiare il corto vincitore del concorso (caratterizzato dall’alta qualità dei lavori giunti al comitato organizzatore e vagliati dalla giuria tecnica), Papà! di Emanuele Palamara (con il grande Remo Remotti nell’irresistibile ruolo di uno sciroccato clochard a confronto con il figlio manager di successo), per riflettere sulla carriera di De Laurentiis, partito a 18 anni da Torre Annunziata per Roma inseguendo una carriera d’attore e ritrovatosi, già a 20 anni, a svolgere ruoli produttivi nel campo dell’industria della settima arte, che lo avrebbero condotto in breve a diventare, prima in Italia e poi a Hollywood, uno dei massimi produttori cinematografici di sempre. A ricordare la figura del grande tycoon (nell’auditorium dell’ISA “De Chirico” di Torre Annunziata presieduto da Felicio Izzo, uno degli organizzatori dell’evento, con l’assessore alla Cultura del Comune, Maria Elefante, e Filippo Germano, collaboratore del periodico locale Lo Strillone) sono stati Pasquale Iaccio, docente di storia del cinema all’Università di Salerno, Armando Rotondi, ricercatore di discipline dello spettacolo presso l’ateneo di Strathclyde (Glasgow), e Salvatore Iorio, redattore del periodico Quaderni di Cinemasud; se Iaccio ha ricordato alla platea l’importanza storica di De Laurentiis, personalità ambiziosa dalle idee innovative, nella storia della cinematografia nazionale, grazie al coraggio (e ai capitali) investiti sui giovani autori del dopoguerra, che avrebbero reso celebre il cinema italiano nel mondo, a partire dalla fenomenale stagione neorealista (Il bandito, Riso amaro), passando per i sodalizi con i grandi autori dei ’50, Fellini, De Sica, Rossellini (La strada, Le notti di Cabiria, L’oro di Napoli, Il giudizio universale, Europa ’51, Dove sta la libertà), i blockbuster con Totò (Totò a colori, Miseria e nobiltà, Guardie e ladri), i kolossal dei ’60 (in parte girati negli studi della sua Dinocittà: Guerra e pace, La Bibbia, Barabba, Waterloo), sottolineando la dimensione internazionale delle pellicola targate DDL, a Rotondi è spettato il compito di allargare l’orizzonte di discussione, soffermandosi sul contesto in cui l’attività di De Laurentiis si è sviluppata e sui legami con le strategie produttive di altri grandi produttori di origine napoletana, come Goffredo Lombardo e la sua Titanus; Salvatore Iorio, infine, ha ripercorso gli anni americani del produttore, a partire dal 1973, e il segno forte impresso sul cinema liberal degli autori degli ultimi scampoli della New Hollywood (Serpico, I tre giorni del condor, Buffalo Bill e gli indiani, Ragtime), la scoperta di divi come Schwarzenegger (da lui lanciato in Conan il barbaro di Milius) e di autentici mostri sacri come Michael Mann (Manhunter) e David Lynch (Dune, Velluto blu), come pure sul rilancio di Cimino (L’anno del dragone, Ore disperate) e le scommesse sui giovani (J. Mostow). Una carriera, quella di Dino, durata 70 anni e più di 150 film, tra successi clamorosi e rimpianti per i film ‘mancati’(La dolce vita, Il silenzio degli innocenti), scommesse riuscite e flop (Dune, Tai Pan), sempre vissuta sulla cresta dell’onda, senza fermarsi mai, dominata da un senso dello spettacolo innato che lo ha portato spesso ad essere vero e proprio co-sceneggiatore dei film prodotti, come di una capacità quasi rabdomantica di captare in anticipo gli umori e le tendenze del pubblico. Un nome, quello di Dino De Laurentiis, che ha portato alto il nome del cinema italiano (e dell’Italia) nel mondo.

Per la cronaca, la serata-evento è stata arricchita dai momenti teatral-musicali coordinati dal maestro Domenico Virgili e Lucia Pinto, con la partecipazione della soprano Nunzia D’Alessio e del flautista Danilo De Luca, mentre una locale scuola di danza ha omaggiato la seconda signora De Laurentiis, l’indimenticata Silvana Mangano, proponendo il celebre numero di mambo in Anna (1951) di Alberto Lattuada. A conclusione della serata, la proiezione di alcuni corti fuori concorso: un lavoro in graphic animation di Ivan Germano, Gli occhi sul muro di Onofrio Brancaccio (girato con i ragazzi dei quartieri a rischio di Torre Annunziata) e L’estro di Mario di Marcello Amore (anch’esso girato in larga parte nel comune vesuviano), fantasia comico-surreale scritta a quattro mani dal regista con il poeta e scrittore torrese Silvestro Sentiero (qui anche attore e sceneggiatore) e interpretata, tra gli altri, da Enzo Decaro.

(Sempre per la cronaca, in concorso, si sono piazzati al secondo e terzo posto, rispettivamente, Tempus del ragusano Ivano Fachin, e Paper memories del catalano Theo Putzu, mentre menzioni speciali sono state assegnate a The crazy bar, del giovanissimo Gaetano Acunzo, e al bolognese Francesco Filippi per il lavoro d’animazione, Gamba trista).

(s.i.)

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