Presente anche il vice sindaco Aniello Esposito che nel suo intervento parlava di un clima arroventato che non permetteva il confronto e si auspicava ed invitava la minoranza a riportare il dialogo su binari più consoni. «In questo clima e con argomentazioni e accuse che troppo spesso sfociano nel personale non è possibile prendere atto delle critiche che ci vengono mosse. Se ci sono dei problemi siamo pronti anche ad un’autocritica e ad un confronto civile, poiché tutto è perfettibile, ma allo stato dei fatti tutto ciò non appare ancora possibile».
Il consiglio dell’altra sera giungeva a conclusione di alcune settimane di guerra di manifesti, accuse e toni alti tra gli opposti schieramenti politici cercolesi. Il tutto era cominciato con il primo atto del teatrino consiliare che aveva visto, dopo la lettura di un documento elaborato da tutto il PdL di Cercola, l’abbandono dell’aula da parte della maggioranza. A quanto accaduto in aula faceva seguito un duro manifesto della minoranza e dichiarazioni relative a presunte minacce ai rappresentanti del PdL nel documento letto dal consigliere Alfredo Tammaro, i quali subito dopo avevano lasciato l’aula.
Per tutta risposta anche la maggioranza ha prodotto un manifesto il cui incipit è: “L’ Amministrazione Tammaro governa Cercola non per arroganza ma perché lo hanno deciso i Cercolesi con un libero voto.
Ex Sindaci, ex Assessori, Consiglieri Comunali fratelli di Dipendenti Comunali di “Grosso Peso” che prima decidevano tutto adesso, accusando l’ Amministrazione di “gestione familiare”, non riescono più a farsene una ragione e cominciano a farneticare.
Parlano di fughe dal consiglio Comunale quando sono loro a dover dimostrare di avere i numeri per sfiduciare il Sindaco”.
«Nel documento ci ha dichiarato Alfredo Tammaro – redatto da tutto il PdL, ho semplicemente invitato quanto non si riconoscevano nella mozione di sfiducia proposta dall’opposizione ad abbandonare i lavori perché chiaramente sterili. Allo stesso tempo ho sottolineato che in piena libertà e trasparenza chiunque volesse restare poteva agire secondo coscienza».
«Mi auguro che simili consigli comunani – ci ha dichiarato il presidente D’Ambrosio – non siano più richiesti. Non auspico una limitazione democratica, dalla quale sono ben lontano, ma parlo di sedute inconcludenti, che comportano solo uno sperpero di denaro da parte del comune, delle quali già si conosce l’esito e che non portano alcun giovamento al confronto politico, anzi, servono esclusivamente ad inasprire ulteriormente i toni. E proprio a tal proposito mi sento di invitare tutti ad un confronto più consono al ruolo al quale siamo stati chiamati e soprattutto ad abbassare i toni, mai così esasperati».
Gennaro Cirillo