«La finisca di fare il “Masaniello”, ovvero il sindaco dei proclami, per evitare altri danni, segua l’esempio nazionale, si dimetta, un altro Prof. Monti lo troveremo di sicuro, per riprendere l’economia di Boscoreale». L’aveva promesso e l’ha fatto: Giacomo Tafuro ha tappezzato le strade di Boscoreale, in maniera speciale quelle del centro storico cittadino, con un manifesto diretto al sindaco Langella, invitandolo a dare le dimissioni. Il documento è un durissimo atto d’accusa anche all’amministrazione comunale di centrodestra, che regge il comune ormai da quasi tre anni. Insomma, il vecchio – solo per militanza – politico boschese, cavallo di razza, sia in campo locale sia in ambito provinciale e regionale, di quella che una volta era definita la Balena Bianca, ovvero la Democrazia Cristiana dei Gava, degli Andreotti, degli Scotti, ha iniziato a dare fuoco alle polveri di una campagna elettorale che, anche se si voterà solo nella primavera 2013, si annuncia più virulenta che mai già da oggi. Non per niente da una parte e dall’altra degli schieramenti si stanno cominciando a muovere i grossi calibri. E si stanno cominciando a sondare anche gli umori di probabili o possibili candidati per un ruolo, quello di primo cittadino, quanto mai scomodo. Nessuno vuole arrivare in prossimità del traguardo senza un candidato affidabile. E, Giacomo Tafuro, presidente dell’Associazione «Boscoreale con te», da quel politico navigato che è, ha deciso, almeno per adesso, di essere candidato di se stesso. Certo è che con la denuncia delle inadempienze dell’amministrazione, il professore ha non solo inteso accendere la campagna elettorale (sotto Natale qualche “botto” ci vuole) ma ha voluto anche mostrare, a suo dire, quanto siano state disattese le promesse elettorali di Langella. «I cittadini di Boscoreale con l’insediamento del sindaco Langella sognavano – scrive Tafuro – dopo la presentazione del programma amministrativo, una Boscoreale diversa, una fucina di progetti e lavori. Si immaginavano, come in quei film, una piazza affollata, luoghi di incontri, sorrisi e cordialità, tutto sinonimo di benessere e tranquillità. Una città diversa con segnali forti e decisi alla modernità e produttività. È stato tutto un sogno, tre anni e mezzo di inefficienza e accaparramento di poltrone, abbiamo assistito solo ai proclami attraverso tabelloni pubblicitari con la foto del sindaco». E, continua descrivendo una inaugurazione doppione del parco pubblico: «lo stesso non fu inaugurato dai commissari prefettizi quattro anni fa?» si chiede e chiede Tafuro «e perché è chiuso al pubblico? Come mai la biblioteca spostata da Piazza Pace è chiusa da più di un anno? Privando così gli studenti di un servizio importante sotto il profilo culturale?». Tutta benzina sul fuoco delle polemiche, che già covavano sotto la cenere, senza che nessuno si fosse fatto carico di smuovere la crosta superficiale e portare alla luce quello che, al chiuso delle sagrestie-segreterie politiche, si sussurrava da mesi. E, non sono state dimentica nemmeno le fogne e i contenziosi «per milioni di euro» con le ditte creditrici. Concludendo con «allo scadere del suo mandato ci consegnerà un comune da sicuro fallimento finanziario». Campagna lunga, si dirà, quella del professore? Il politico Tafuro ha sempre detto di avere fiato da vendere e resistenza ottima sulla lunga distanza. Oltretutto, sa bene come muoversi nella palude politica locale senza farsi invischiare. Il problema, adesso che il colpo dello starter ha dato il “via” alla maratona, è di chi dovrà provare stargli dietro. Come dice il proverbio: «chi picchia per primo, picchia due volte». E lui ha già cominciato a tirare «sganassoni».
Luigi Oliva