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Giovane Italia Salerno: “De Luca non ci ha convinto, quel logo è una schifezza”

E’ duro il giudizio di Giovane Italia, movimento giovanile del PdL, sulla scelta del nuovo brand disegnato da Vignelli. Un errore gravissimo, per i ragazzi di centrodestra, aver mortificato i giovani che parteciparono al concorso «Un brand per Salerno», per la realizzazione di un logo promozionale per la città di Salerno, bandito dal Comune in data 10 marzo 2011. I giovani militanti, nei prossimi giorni, saranno impegnati in volantinaggi critici sulla vicenda.

«Non ci arroghiamo di certo il diritto di muovere critiche tecniche sull’operato di Vignelli – esordisce Antonio Mola, Esecutivo provinciale di Giovane Italia – Tuttavia avremmo voluto che  il Comune di Salerno, che è il committente dell’opera, avrebbe richiesto un logo più che identificativo, identitario, migliore espressione della storia e delle tradizioni salernitane: non bastano i tramonti e il mare ad identificarci nel mondo. Per il logo – continua Mola – bastava, invece, il concorso indetto mesi fa, a cui hanno partecipato ragazzi esperti di grafica e design: con un premio molto inferiore si sarebbe avuto un risultato migliore e avremmo dato visibilità a un giovane. Strano il nostro Sindaco: un giorno si lamenta perché la Regione non dà fondi a sufficienza, e un altro invece la città di Salerno sembra essere immune alla crisi economica, pagando 200mila l’opera di un designer»

Alle critiche dei ragazzi, seguono quelle di Rosario Peduto, esponente cittadino del Popolo della Libertà «Non sono in grado di valutare il lavoro svolto dal punto di vista tecnico né estetico – dichiara Peduto – il problema vero è di natura politica: era necessario affidare a Vignelli, sicuramente bravo e super affermato a livello internazionale, il compito di disegnare un logo che rappresentasse Salerno nel mondo, quando esiste una notevole tradizione grafica sviluppata in città, e penso a maestri come Gelsomino D’Ambrosio, spendendo, per di più, in un momento così difficile 200mila euro? In più, non basta la scusa della cacofonia con l’inglese per giustificare l’opera di maquillage svolta sul simbolo istituzionale: è una scelta politica, tesa a cancellare il nostro passato e tutto quello che c’era prima in questa città».

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