Il 25 novembre è la giornata scelta come simbolo della lotta alla violenza sulle donne e proprio in questa occasione sono state presentate, presso l’aula consiliare del comune di Pompei, le diverse iniziative che l’amministrazione comunale ha messo in campo per affrontarla. In tale ambito rientra, infatti, l’istituzione di due sportelli, situati in piazza Schettini, che consentono di dare una risposta alle diverse forme di disagio. A tale fine è stato inaugurato, la settimana scorsa, il centro antiviolenza curato dall’associazione Xenia, la cui presidente, Antonietta Di Capua, ha condiviso la sua esperienza di aiuto a donne e minori che subiscono maltrattamenti. Un’ ulteriore forma di assistenza è costituita dallo sportello di ascolto gratuito, aperto tutti i giovedì dalle 13.00 alle 17.00, volto a fronteggiare varie tipologie di malessere emotivo e comportamentale, e da gennaio provvisto anche della consulenza legale. Oltre alle attività di volontariato e alla consulta delle Pari opportunità, di recente istituita, è importante operare sul piano culturale e far riflettere sulle radici della violenza. In tale direzione si colloca la rassegna “Non è un paese per donne?!”, inaugurata da Rita Montemarano, delegata alle Pari Opportunità per il comune di Pompei, rassegna che, fino a marzo, non solo valorizzerà l’apporto delle donne nella società, dall’ambito artistico a quello letterario, ma soprattutto porrà sul tappeto le problematiche della femminilità contemporanea attraverso una serie di proiezioni cinematografiche. La prima rappresentazione, col film “Ti do i miei occhi” della regista spagnola Iciar Bollain, ha affrontato l’argomento della violenza domestica suscitando un vivace dibattito, condotto da Vincenzo Cuomo, in un’aula consiliare particolarmente affollata. Del resto non poteva essere altrimenti data la forte intensità delle emozioni suscitate dalla tematica, che verrà riproposta anche nell’appuntamento del 15 dicembre con “Un giorno perfetto” di Ferzan Ozpetek. La vicenda narrata dall’artista iberica colpisce soprattutto per la banalità del male, essendo ambientata in un contesto borghese e ordinario, in assenza di problemi economici o psichiatrici. Nella conclusione dell’opera si intravede comunque uno spiraglio di speranza: la donna vessata riesce ad uscire dal tunnel della violenza grazie all’aiuto delle amiche che fanno rete intorno a lei e isolano il marito violento, che come un Orfeo moderno non riesce a portare Euridice fuori dall’Averno, voltandosi proprio alle porte dell’Ade. Ma questa Euridice alla fine riesce a salvarsi e a trovare la forza per continuare a vivere, forza che resiste a tutto come il quadro di Danae dipinto dal Tiziano: alcuni volevano bruciarlo non sopportandone la rutilante bellezza ma quella bellezza nonostante tutto sopravvive e soprattutto cresce. Tuttavia se molto è stato fatto per la tutela delle donne dalla violenza e dalle discriminazioni molto lavoro ancora rimane in particolare per sradicare gli schemi di giudizio e le convenzioni sociali che sono radicati e sistematici. La “cura” è parlare e condividere le esperienze su temi spesso sottaciuti perché complessi e dolorosi, perché la violenza non parla agisce, come il film perfettamente dimostra, e distrugge innanzitutto il mostro in cui si annida, sacrificandolo alla propria paura e incapacità di amare e amare per il bene dell’altra persona. Per questo è importante continuare a discuterne, per poter dire un giorno che la violenza sulle donne è solo un ricordo di una civiltà barbara e di un mondo imperfetto che l’umanità nella sua evoluzione è riuscita a sconfiggere.
Claudia Malafronte