Da Napoli una rivoluzione pacifica contro la casta

“Non fare lo struzzo, nascondere la testa non ti mette al riparo dai danni provocati dalla Casta. Non ti sei accorto che sei comunque nella merda?”. Così recitava l’invito, “forte” e diretto a partecipare, presso l’hotel Holiday Inn di Napoli, alla prima assemblea generale di un nuovo movimento che, promettono i rappresentanti, “scompaginerà la politica locale e molto probabilmente quella nazionale”. Nasce l’associazione politico – culturale “Don Giulio Genoino”, dal nome del presbitero-giurista che ebbe un ruolo rilevante, insieme a Masaniello, durante la rivolta popolare del luglio 1647 contro i Borboni. I propositi sono presto spiegati: il desiderio di dire basta alla casta, ad un sistema politico sempre più vorace, i cui smisurati appetiti si instaurano in un circolo vizioso dominato dalla logica dei compromessi, degli interessi particolari e non quelli della collettività, del clientelismo offerto e raccolto a piene mani; la volontà di eliminare i rigurgiti e gli abusi di una classe dirigente  troppo legata ai privilegi, alle poltrone e al potere; rimettere al centro la persona, con i suoi bisogni e valori; dare voce a chi non ce l’ha, gli ultimi, coloro che non riescono ad arrivare a fine mese, gli anziani e le loro magre pensioni, i giovani, senza lavoro, precari. Sulla scia del fenomeno più recente degli “Indignados”, saranno proprio i giovani i protagonisti di questo nuovo percorso politico, con il loro carico di sogni, di idee e di voglia di buon futuro.”L’associazione intende dare spazio al cittadino comune, a coloro che, pur essendo indignati, vogliono trasformare il loro malessere in energia positiva – spiega Gennaro Parlati, uno degli ideatori dell’associazione – vogliamo mettere ordine in una politica disfattista in cui compaiono sempre i soliti noti, persone troppo legate agli affari propri, che si autonominano grazie a una scellerata legge elettorale”.  Don Giulio Genoino nasce sotto una buona stella, rappresentata dal successo elettorale alle scorse elezioni amministrative di Napoli del sindaco Luigi De Magistris, che sin da subito pare abbia sposato le ragioni e per questo lodato e benedetto il nuovo progetto. “L’amministrazione comunale si pone come un laboratorio aperto che intende accogliere nuove ricette e soluzioni eque sulla crisi in atto a tutti i livelli – dice Sergio D’Angelo, assessore alle Politiche Sociali del comune di Napoli, presente all’incontro – in un periodo in cui è evidente il cortocircuito nel rapporto tra cittadini e politica ben vengano progetti simili che si propongono di realizzare una sana politica del fare. E’ la strada giusta per far riavvicinare, in particolar modo i giovani, alla politica. Occorre che la politica non faccia più a meno delle persone e che esse non si trovino senza politica. Se succede ciò, si diviene prigionieri della politica, della criminalità e del bisogno”. D’Angelo colloca la neo associazione all’interno di un arco politico di forze ben definito:”Questa iniziativa non è certamente di destra poiché i valori contenuti nel manifesto parlano di equità, giustizia sociale, uguaglianza, diritti, progressività della tassazione, lotta all’evasione fiscale e alle rendite finanziarie, sostegno alle imprese, sono tutte cose che rientrano a pieno titolo in un programma politico di sinistra, ma che spesso, bisogna ammetterlo, la sinistra tradizionale, ha trascurato”.  Il movimento presenterà liste civiche in vista delle prossime elezioni provinciali di Napoli. Il simbolo sarà rappresentato dallo scudo troncato del cosiddetto “sedile del popolo”, divenuto poi stemma del comune di Napoli, risalente al Seicento e su cui sedette Giulio Genoino. Nel logo compare una P maiuscola che sta per “popolo”, a indicare la centralità che i napoletani avranno in questo nuovo percorso, il Golfo di Napoli e il cappello rosso di Masaniello, simbolo ideale della “rivoluzione pacifica” che la neo-associazione realizzerà.

Claudio Di Paola

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