Scavi di Pompei: fumata nera sull’accordo per le aperture straordinarie di Natale 2011 e Capodanno 2012

A determinare la decisione di confermare la chiusura al pubblico delle aree archeologiche Pompeiane è stata la prescrizione dei limiti imposti dall’accordo nazionale, acutizzata dall’inapplicata gestione di una Soprintendenza Speciale.

A rafforzare la decisione di chiusura, tra l’altro già prevista dall’ordinamento ministeriale, è stato anche il mancato pagamento del lavoro prestato lo scorso anno per garantire le aperture straordinarie delle aree archeologiche in occasione delle festività di Natale 2010 e Capodanno 2011, il mancato pagamento del progetto realizzato in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia.

Per le Organizzazioni Sindacali il progetto proposto per quest’anno se realizzato avrebbe solo penalizzato lavoratori e turisti senza nessun risultato positivo per la valorizzazione del sito archeologico, perché il numero insufficiente di custodi non solo li avrebbe sovraccaricati di lavoro e responsabilità ma non avrebbe nemmeno potuto soddisfare l’esigenza di un pubblico internazionale assicurandogli l’apertura di tutte le Domus agibili.

A differenza del passato, quest’anno il progetto prevedeva l’apertura delle aree archeologiche solo di mattina e l’impossibilità a poter superare del 10% il numero del personale in servizio nel turno ordinario.

Nella giornata di oggi 16 dicembre c.a. si è tenuta, presso la sede di Pompei della Soprintendenza di Napoli e Pompei, una contrattazione sindacale per l’apertura al pubblico delle aree archeologiche afferenti alla Soprintendenza, per la giornata del 25 dicembre 2011 e 1° gennaio 2012.

Le OO.SS. CGIL CISL territoriale di Pompei, UIL Napoli e Pompei, l’UNSA territoriale di Pompei e la R.S.U di Pompei, nel prendere atto della proposta formulata dall’amministrazione in relazione al progetto di apertura per le giornate di Natale 2011 e Capodanno 2012, hanno evidenziato che per l’area archeologica di Pompei erano state inserite meno unità di quelle disponibili a partecipare al progetto di apertura, con un’evidente discriminazione anche rispetto ad altri siti appartenenti alla stessa Soprintendenza.

Infatti l’Amministrazione ha previsto per quel giorno, per il Museo Nazionale di Napoli 124 unità in servizio, a fronte delle 130 unità previste per Pompei.

E’ evidente che per Pompei occorre un numero maggiore di addetti rispetto al Museo Nazionale, sia in considerazione della vastità dell’area da vigilare (45 ettari), sia in considerazione del numero di visitatori (ca. 300.000 all’anno per il MANN contro i ca. 2.500.000 all’anno per Pompei).

I sindacati hanno pertanto proposto al Soprintendente di aumentare il numero degli addetti a Pompei, utilizzando anche lavoratori appartenenti a categorie diverse dalla vigilanza (così come è stato fatto per il MANN) su base volontaria, per offrire al pubblico la fruizione totale del sito e per rilanciare l’immagine di Pompei in Italia e nel Mondo in un momento in cui questa sembra essere la priorità per tutti a partire dal Ministro Galan, dalla Regione Campania e dalla stessa Unione Europea che ha stanziato per Pompei oltre 100 milioni di euro.

Pompei, patrimonio dell’UNESCO e con un numero di visitatori secondo solo al Colosseo, rischia di rimanere chiusa il primo maggio per l’irresponsabilità di un Soprintendente che ignora le regole della contrattazione sindacale, indetta peraltro in ritardo rispetto ai tempi indicati dalla disposizione ministeriale, e che ha inviato al Ministero un “verbale di accordo sindacale” nullo perché non sottoscritto dalla maggioranza delle OO.SS. e dalla maggioranza della R.S.U..

CGIL – CISL – UIL – UNSA – FLP

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