Alla cerimonia inaugurale prenderanno parte il rettore dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli Lucio d’Alessandro, il presidente della Regione Stefano Caldoro, il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, l’assessore alla cultura della Regione Campania, Caterina Miraglia e l’assessore alla cultura del Comune di Napoli, Antonella di Nocera.
I 1.500 pezzi messi insieme da Vincenzo Capuano, collezionista e docente di Storia del giocattolo presso la Facoltà di Scienze della Formazione di Napoli, sintetizzano secoli di oggetti che, al confine fra l’arte ed il sogno, hanno popolato l’immaginario infantile e non solo; l’esposizione realizza l’intento di avviare una riflessione sull’inestimabile valore pedagogico dei giocattoli e su una fruizione critica di questi.
Si va dalle bambole del Settecento, tutte seta e merletti, fino agli automi ottocenteschi nati dalla fantasia di straordinari orologiai, ma ad accalappiare l’attenzione dei futuri visitatori del Museo sarà soprattutto la prima Barbie, quella del 1959, in costumino succinto e zebrato, occhi da gatta e labbra rossissime, probabilmente troppo anche per l’epoca: al’epoca veniva venduta nelle tabaccherie e solo ad adulti.
Il Museo è stato dedicato ad Ernst Lossa, il ragazzino zingaro ucciso all’età di 14 anni dalla campagna nazista di eugenetica, che incarna l’emblema di un’infanzia negata, la stessa di cui vengono privati i bambini vittime della mafia o quelli che in altre parti del mondo sono costretti ad imbracciare un fucile, piuttosto che bambole.
Con la loro testimonianza d’arte e di storia, questi giocattoli rappresentano il diritto-dovere dei bambini ad un’infanzia serena che costituisca lo spazio necessario per dar vita ai bisogni di creatività e di pace dei più piccini.
Maria Ilaria Incitti