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Le luminarie della discordia a Pompei. Le periferie ancora dimenticate

L’otto dicembre è stato il giorno tanto atteso da molti Pompeiani e non solo, per scoprire la grande novità del Natale nostrano: le luci d’autore arrivano nella nostra città, realizzate da Ugo Nespolo esponente della Pop Art italiana. Dopo l’esperimento salernitano, che di anno in anno si arricchisce di bellezza e visitatori, l’annuncio di un evento analogo a Pompei ha creato molte aspettative che spesso, si sa, sono foriere di forti delusioni. La sera dell’Immacolata, in occasione dell’inaugurazione, le luci della cittadina furono spente e quando tornarono sullo skyline pompeiano apparvero degli oggetti d’uso quotidiano in una trasfigurazione cromatica bizzarra: dal televisore alla spina elettrica, dai cuori alle case, dai numeri alle maschere tutto si è dipinto di un’atmosfera carnevalesca. Vagando con lo sguardo sul cielo di Pompei si può abbracciare l’intera gamma del consumismo moderno che proprio nel Natale ha il suo culmine. Non tutti hanno gradito, però, la scelta dall’ amministrazione e le polemiche tra i cittadini si sono moltiplicate dalle strade ai social network dove l’ironia e il malcontento impazzano. Proprio nella realizzazione delle foto per questo servizio ne ho avuto, del resto, conferma: molti nel vedermi fotografare le luminarie ridevano, commentavano che dovevo essere straniera, alcuni si fermavano chiedendomi cosa ci trovassi di tanto bello da volerlo immortalare in una fotografia. Tuttavia la domanda più frequente di tutte che rimbalza dalle strade alla rete è questa: cosa c’entrano le luminarie di via Lepanto con il Natale? Chi le ha scelte e perché? Questi interrogativi, ovviamente, non potevano che essere rivolti alle autorità competenti, chiarendo in tal modo ai Pompeiani l’origine delle luminarie della discordia. Il primo punto di riferimento è stato l’Assessore all’Arredo Urbano Amato La Mura che, già alle prese con la molto chiacchierata Piazza Schettini per cui è previsto un concorso di idee, pur mostrando la sua preferenza personale per l’illuminazione classica le ha inquadrate in un progetto in fieri che può migliorare di anno in anno. La competenza, del resto, non è sua ma dell’ Assessorato al Turismo che proprio di recente ha visto avvicendarsi Alfredo Annunziata al precedente incaricato Pasquale Avino. È proprio quest’ultimo a raccontarci le travagliate vicende all’origine delle luminarie d’artista. Il progetto iniziale, infatti, ben più ambizioso, prevedeva la collaborazione tra Pompei, Torre Del Greco e Torre Annunziata in una continuità di luci dal budget ben più cospicuo che avrebbe dovuto ottenere il finanziamento della Regione, mancando il quale detto progetto è divenuto impossibile. Di conseguenza, il neoassessore al Turismo Alfredo Annunziata ha dovuto far fronte all’organizzazione delle iniziative natalizie in tempi ristretti e con uno stanziamento più esiguo cui hanno contribuito anche gli imprenditori e commercianti cittadini tenendo fede all’idea iniziale di traghettare l’esperienza delle luci d’artista a Pompei. L’assessore, d’altronde, si dice soddisfatto del suo operato, pur conscio delle polemiche, e sottolinea l’importanza di aver messo la tendo-struttura, in cui si terranno gli eventi più importanti, nella piazza principale, in modo da coinvolgere pienamente la città. Nonostante la comprensione per la travagliata genesi del progetto, resta da registrare lo scontento diffuso tra i cittadini. Tra le polemiche più frequenti taluno azzarda persino una preferenza per le luminarie tradizionali, per una maggiore sobrietà, per una più equa distribuzione delle luminarie tra il centro e la periferia, come sempre penalizzata. Qui, per l’appunto, l’ illuminazione arriva più tardi e più esigua del centro, nonostante le promesse di attenzione per i margini della città che ai margini sono rimasti come la storia di questo Natale conferma. E non è solo una contrapposizione tra città e periferia, tra tradizione e innovazione, tra Salerno e Pompei. La questione è più profonda ed investe un modo nuovo di gestire la cosa pubblica che a tutti i livelli le persone desiderano: confrontarsi, dire la propria, essere interpellati e chiedere che i politici ascoltino i cittadini, il senso comune, invitandoli a partecipare alle decisioni ed accogliendo anche e soprattutto le loro critiche. La libertà è partecipazione e la politica anche. Se si bollassero le polemiche suscitate come fine a se stesse si perderebbe un’occasione di confronto con la città. Cogliendola, al contrario, si potrebbe riflettere sull’ opportunità di coniugare l’originalità, che pure ha un suo pregio, con un gusto che rispecchi più da vicino lo spirito e l’atmosfera natalizi, tenendo conto delle aspettative della popolazione che, in una città come Pompei, simbolo dell’Arte, sono sempre elevate. In futuro si spera anche in una minore differenza tra le illuminatissime vie del centro, avvolte in un tripudio di colori in cui sembra di stare a Las Vegas, e le spoglie e deprimenti vie periferiche già usualmente bistrattate. Non credo che le istanze portate avanti da quanti si sono risentiti di questa scelta siano soltanto opposizione al nuovo: a Salerno non sembra che qualcuno si lamenti per le bellissime luminarie, le più innovative delle quali accompagnano la via dei mercatini, con stand affollati, mentre qui il mercatino della Fonte Salutare è lontano dalle nuove luci. Solo il tempo potrà decretare l’esito di questa iniziativa commerciale, turistica e artistica. Per ora rimane il malcontento e non possiamo che sperare che per il prossimo Natale l’innovazione e la tradizione sappiano coniugarsi facendo comunque tesoro delle esperienze passate.

Claudia Malafronte

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