Un Forum permanente sul lavoro, che dia al Mezzogiorno una prospettiva Euromediterranea. La proposta, lanciata ieri dal Cirem nel corso della tavola rotonda Il Lavoro e la crisi nell’Europa che cambia, svoltasi ieri all’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, ha trovato l’adesione convinta di tutti i partecipanti. Un “fronte progressista”, fatto innanzitutto dalle forze intellettuali e del lavoro che in questi lunghi anni – e soprattutto in questi durissimi mesi – di crisi ha provato a ridare fiato alla politica e alla rappresentanza sociale: tra gli altri la Fiom-Cgil, che ieri con Brancato e Di Luca ha denunciato ancora una volta la durissima repressione targata Marchionne e la sua demagogia con il Rapporto Panda su Pomigliano, i docenti Amedeo Di Maio, “cosa ci si attende dalla finanza pubblica italiana?, lo sanno anche gli studenti del I anno di economia che questa è una manovra che ci porterà alla depressione”, ha chiosato, e Alfonso Marino, “ l’Ue è passata dall’essere la frontiera delle possbilità a luogo di concorrenza e conflitti che la politica non sa più regolare”, il ricercatore dello Svimez Salvatore Provenzano, “il Mezzogiorno è un alibi per il declino del paese, ma qui abbiamo 1 milione e mezzo di giovani fuori dai processi formativi e produttivi”, lo storico e presidente del Cirem, Luigi Mascilli Migliorini: “la storia ci insegna che in passato crisi come questa hanno sempre portato a eventi bellici sanguinosi e terribili, non dobbiamo sprecare il tempo che ci sta davanti”.
Adesione convinta anche del PD – ieri rappresentato da Stefano Fassina, responsabile nazionale “economia e lavoro”, Enzo Amendola, segretario regionale, e Diego Belliazzi responsabile lavoro- e Sel, presente con Gennaro Migliore e Arturo Scotto.