Pompei: Natale a Messigno, atmosfere da vecchio Western

La sorte dei popoli è segnata dalla loro posizione geografica. Questa massima della geopolitica ben si attaglia a Pompei, dove le differenze tra il centro e la periferia sono purtroppo ben visibili e trovano diverse ma costanti conferme. Il “caso” Messigno ne è esempio evidente e inconfutabile. Infatti, è sufficiente percorrere pochi chilometri in linea d’aria per passare dal vortice di colori e di suoni del centro alle luminarie “sobrie” ed esigue di Piazzetta Concordia. Sembra quasi inutile parlarne perché è una realtà talmente consolidata da essersi fatta consuetudine, eppure è triste notare, in questa come in altre manifestazioni della vita cittadina, la spaccatura sempre più profonda del tessuto urbano, come se si trattasse di due città diverse, non comunicanti e non di due parti distinte di un medesimo nucleo. Chi, del resto, straniero e ignaro delle vicende pompeiane, imbattendosi per caso nelle scarne lucine che adornano la Piazzetta Concordia di Messigno potrebbe immaginare di trovarsi nella stessa città che ha addobbato con tanta ricchezza e sfarzo via Lepanto? Come sempre due pesi e due misure, una diversa distribuzione della bellezza e delle iniziative che non può trovare giustificazione solo nella maggiore importanza del centro e nella ricerca di un rilancio turistico. Una città non è fatta solo per i turisti ma anche e soprattutto per i cittadini, e non è giusto discriminarli a seconda della latitudine delle proprie abitazioni. Anche i cittadini di Messigno, come delle altre periferie del resto, hanno diritto di avvertire l’aria del Natale percorrere le strade che costeggiano la propria casa, quanto e più degli abitanti del centro e i visitatori di passaggio nella nostra città, visto il trattamento di sfavore riservato per il resto dell’anno. E invece queste illuminazioni così esigue sembrano quasi beffarsi delle aspettative dei cittadini di Messigno, come se il Natale invece di unire e rendere l’intera città partecipe di un’unica festa accentuasse le differenze e le distanze, che già per altri aspetti, dai trasporti all’arredo urbano, si fanno sentire nel corso dell’intero anno. Come se all’interno di un’unica famiglia che dovrebbe includere tutti i cittadini di un unico comune si regalasse con generosità e abbondanza agli uni quello che si lesina lentamente agli altri, già meno fortunati. Che dire? Non ci si poteva aspettare che questo data la tendenza a trascurare una periferia da sempre messa in secondo piano e lasciata a se stessa. Certo sarebbe stata auspicabile un’inversione di tendenza, una valorizzazione delle periferie e della loro storia, pensare di organizzare anche qui mercatini e concerti. Ma che importa, in fondo, questo è soltanto un sogno e la periferia di Messigno frorse resterà, ora come allora, abbandonata.
Claudia Malafronte
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