Poggiomarino non vuole che i suoi tesori siano messi a rischio. A difesa del sito protostorico e contro l’abbandono del sito archeologico di Longola e a favore di una adeguata valorizzazione dei tesori storici e archeologici del territorio vesuviano e sarnese, la scorsa domenica 8 gennaio, a partire dalle 10, i cittadini, le associazioni e le istituzioni si sono riuniti in presidio davanti agli scavi di Longola. Hanno partecipato il gruppo archeologico “Terramare3000”, le associazioni “Amici del Sarno”, “La sveglia”, “Diritti dei cittadini”, “Tutela Salute Ambiente”, “Pro Cappella zì Cristofaro”, il forum delle Associazioni di Poggiomarino, il comitato civico di Ottaviano e i sindaci di Poggiomarino, Striano, San Marzano sul Sarno, San Valentino Torio e Terzigno e vari comuni vesuviani. Il sito della Longola è stato scoperto nel 2000 quando i lavori per il depuratore del Sarno portarono casualmente alla luce un villaggio palafitticolo che documentò l’esistenza di un insediamento precedente a quello di Pompei. Da allora sono stati rinvenuti migliaia di reperti, che hanno permesso di ricostruire la civiltà dei Sarrastri, risalente all’età del Bronzo, menzionata anche da Virgilio nell’Eneide. Ora il sito protostorico di Poggiomarino, chiuso dal 23 dicembre, rischia di essere completamente seppellito per mancanza di fondi. Il villaggio preistorico di Poggiomarino, definito la «Venezia di 3.500 anni fa» è inaccessibile e a rischio per la costante presenza d’infiltrazioni d’acqua. Preziosa testimonianza storica, per la particolare forma caratterizzata da un arcipelago formato da isolotti e canali artificiali, si distingue per la presenza di palafitte, finora sconosciute nel Sud Italia. Purtroppo gli antichi resti, giacciono precariamente tra acquitrini e pozze d’acqua. Ma delle preziose testimonianze dell’antico popolo dei Sarrasti, mitici abitatori del fiume Sarno, ci sono poche certezze per il futuro. L’insediamento riportato alla luce risale al II millennio a. C. e fu frequentato fino al VI sec. a. C., quando un’alluvione costrinse gli abitanti a spostarsi in un’area più protetta nei pressi della odierna Pompei.La comunità di Longola abitava su isolotti, dove aveva costruito capanne su palafitte. L’interno delle capanne era tenuto al riparo dall’acqua e dall’umidità. Tutt’intorno canali che gli abitanti attraversavano con piroghe di legno di cui sono stati ritrovati due esemplari. Gli argini dei canali erano rinforzati da tronchi d’albero sistemati verticalmente. Tutto questo ha fatto sì che il sito fosse denominato la “Venezia preistorica”, mettendo in luce il fatto che nel meridione d’Italia un insediamento del genere è in pratica unico anche per la grande quantità di legno utilizzato. L’abitato si estende su una superficie di sette ettari e ha restituito un gran numero di materiali: reperti ceramici, vegetali, lignei, bronzei, ossei, di pasta vitrea e di ferro.“Rifiutiamo la logica dell’oblio, opponendovi quella di un’urgente e concreata valorizzazione dei reperti rinvenuti. Occorre continuare lo scavo, consentendone nel frattempo un’adeguata fruizione ai cittadini, come avviene per altri siti campani. Inoltre bisogna pensare a musealizzare le migliaia di reperti, che devono ritornare al territorio dal quale sono emersi, per nutrire la memoria storica e l’identità civica di un territorio devastato dal malaffare”, spiegano gli organizzatori della manifestazione, che chiedono un incontro urgente con il ministro dei ben culturali Lorenzo Ornaghi. L’ assessore ai beni culturali della Regione Campania Giuseppe De Mita, proprio l’8 Gennaio, fa sapere di aver chiesto l’ intervento del ministro Ornaghi per scongiurare la chiusura per mancanza di fondi del sito archeologico preistorico di Longola, nei pressi di Poggiomarino. L’allarme per il parco della Longola scatta anche dai veritci regionali del PD che auspicano un pronto intervento della giunta regionale presso il ministero ela Soprintendenzadi Napoli e Pompei affinchè si interrompa l’attività di copertura degli scavi del sito in corso in queste ore presso il comune vesuviano (la mancanza di fondi per la prosecuzione degli Scavi ha indottola Soprintendenzaa deciderne la chiusura). Il gruppo parlamentare PD fa sapere di aver presentato su iniziativa dell´onorevole Luisa Bossa un´interrogazione al ministro dei Beni culturali per avere chiarimenti e chiedere l´attivazione di un confronto sulla questione.
Pasquale Annunziata