La crisi economica ha duramente colpito numerose aziende che hanno visto ridurre, o crollare il proprio fatturato. Le conseguenze sono direttamente ricadute sulle sugli operai. Questa è la situazione in cui vivono i lavoratori, ormai da tempo in cassa integrazione o in mobilità dell’ex Metalfer, dell’ex Metecno, delle Officine Torresi, del Catwok Comes, della Damiano Motors e dell’IMCS Stanzione.
Lunedì 9 gennaio si è svolta una manifestazione, seguita da un presidio presso Palazzo Criscuolo, dei lavoratori di una delle ditte interessate, l’ex Metalfer. A distanza di un anno dalla concessione in comodato d’uso dei capannoni dell’ex Metalfer alla nuova società Bennu Yacht, la situazione degli 81 operai ora in mobilità, cui era stata promessa l’assunzione, è ancora stagnante.
Un gruppo di manifestanti è stato ricevuto dal sindaco Giosuè Starita. Il primo cittadino ha espresso solidarietà per la scandalosa situazione, ha infatti dichiarato: “Condividiamo le preoccupazioni dei lavoratori ma abbiamo già messo in campo una serie di iniziative che rientrano in un vero e proprio percorso tracciato per il rilancio dell’area industriale. Stiamo lavorando in sinergia con la Regione e con i sindacati per trovare le giuste soluzioni ai tanti problemi”.
Martedì 10 invece, sono stati i 35 disoccupati della cooperativa “Progetto e Futuro” a manifestare. La loro situazione è altrettanto penosa: disoccupati, fuori dal mercato del lavoro a causa della crisi industriale che ha colpito fortemente la città. Dovevano occuparsi della consegna dei cassonetti per la raccolta differenziata, dello svolgimento di lavori di manutenzione edile e della pulizia del verde pubblicato. La cooperativa è nata formalmente un anno fa’, dopo soli tre mesi di attività però gli operatori non hanno più percepito nulla dei fondi appositamente stanziati, continuando a lavorare gratuitamente. Ad alcuni di loro è andata un po’ meglio, sono infatti stati assunti dalla società di calcio oplontina per occuparsi della sicurezza allo stadio, ricoprendo il ruolo di steward. Per tutti loro la situazione è comunque disperata.
Gerardo Palumbo, del movimento dei disoccupati, ha rilasciato queste dichiarazioni: “Vogliamo risposte concrete. Sono tre anni che ci troviamo in una situazione di completo disagio economico e lavorativo. Abbiamo seguito le indicazioni dell´Amministrazione comunale circa la costituzione della cooperativa, contribuendo di tasca nostra alla formalizzazione degli atti necessari alla sua nascita. Tuttavia, in questo lasso di tempo, nulla è cambiato. Noi ci abbiamo messo tutta la nostra buona volontà, lavorando anche gratis pur di dare una mano alla città. Dalle Istituzioni locali, però, non abbiamo avuto alcuna risposta. E´ stata una presa in giro”.
Critico verso l’amministrazione è Osvaldo Ciaravola, segretario cittadino di Rifondazione Comunista: “I lavoratori hanno intrapreso un percorso serio e corretto. E´ l´amministrazione che è andata fuori binario. Sono state fatte promesse che l´esecutivo Starita sapeva di non poter mantenere”.
Una delegazione dei disoccupati della cooperativa è stata ricevuta dal sindaco Starita, da alcuni consiglieri comunali, dal presidente del Consiglio Comunale, Gioacchino Langella e dall’assessore al personale Giuseppe Auricchio. La riunione si è conclusa con un nulla di fatto, infatti si è deciso di convocare un tavolo tecnico ed istituzionale per discutere della situazione, che si terrà martedì 17 gennaio ed a cui parteciperanno tutti gli assessori ed i dirigenti comunali. Insoddisfatti i disoccupati, che ritengono per l’ennesima volta rimandata la decisione e dichiarano di essere intenzionati ad occupare il Comune. Dal proprio canto, Starita si difende: “Il nostro impegno per contrastare la disoccupazione a Torre Annunziata resta costante. Da parte nostra, faremo tutto il possibile affinché gli imprenditori che investono in città utilizzino manodopera torrese espulsa dai cicli produttivi, come nel caso dell´ex Aquila Prefabbricati. Inoltre stiamo valutando la possibilità di affidare alla Multiservizi la distribuzione dei cassonetti per la raccolta differenziata alle famiglie. La società, a sua volta, potrebbe delegare la cooperativa in questa attività”.
Anna Bottone