Il Santo tanto venerato dagli stabiesi si appresta a sfilare per le strade cittadine e come ogni anno ad essere portato a spalla dai tanti fedeli che, seguendo la statua, si alternano nel sostenere l’icona lungo l’estenuante percorso.
Ma quest’anno sembra non essere poi così semplice quanto abbiamo raccontato. Le testate giornalistiche già da alcuni giorni stanno battendo titoli su titoli dopo la nota proveniente dal palazzo di Città.
Per il sindaco Luigi Bobbio un esplicito no a quanti non sarebbero “degni” di portare il Santo e sostenerlo durante la prevista processione. La discriminante? Eventuali collegamenti con le famiglie camorristiche locali. Il primo cittadino propone il certificato antimafia per tutti i “portatori”. Il certificato antimafia? Per portare San Catello? Oggettivamente ci pare un po’ troppo e a dire il vero la cosa ci riporta alla mente una frase con la quale lo stesso Bobbio, in un’altra circostanza e non più di un mese addietro, si era rivolto ad un altro politico stabiese: non sarebbe forse il caso per tutti di “bere responsabilmente” ?
La mezza risposta della curia non fa che acuire il paradosso che si esprime in tutta questa faccenda. Alla proposta del sindaco, mons. Felice Cece, Arcivescovo di Sorrento e Castellammare, risponde parlando di polemiche infondate, di disponibilità al dialogo con le istituzioni e il meglio che riesce a fare è “scegliere di rispondere al male con il bene (…) alla calunnia con il perdono”, senza poi dimenticare di sottolineare la “reciproca autonomia” e le “sedi appropriate”.
Ci saremmo aspettati di meglio!
Per quel che riguarda le esternazioni del primo cittadino e le battagliere idee dell’ex magistrato, volendo essere buoni, ci sembrano sensate solo alla luce di un po’ di visibilità, clamore ed attenzione da parte dei media.
Perla Chiesa, e non dovremmo essere noi a ricordarlo, ci piace pensare a quanto insegnato ai credenti dal Vangelo. Ci piace riportare alla memoria che Cristo, così continua ad essere letto e predicato dagli altari, era particolarmente vicino proprio ai poveri di spirito, a coloro che erano più lontani dagli insegnamenti della Chiesa. E allora cosa aspettano coloro che rappresentano Gesù Cristo in terra a ricordarsi della parabola del figliol prodigo, ad alzare la voce contro le richieste del sindaco stabiese e far presente che la propria missione è proprio quella di aprire le braccia a coloro che più peccano e che, se a portare il Santo, fossero anche tutti mafiosi, sarebbero tutti bene accetti dalla Chiesa che espleterebbe proprio in quella occasione quanto predicato nei testi sacri accogliendo le pecorelle smarrite nella speranza di redimerne foss’anche una soltanto?
E allora al Sindaco Bobbio forse possiamo dedicare l’adagio che recita “…scherza coi fanti, ma lascia stare i Santi”, mentre alle autorità religiose abbiamo già mostrato la casa del Signore della quale ci piacerebbe scrivere, ma forse non è questa la Chiesa di cui stiamo parlando.
Gennaro Cirillo