Presente sullo scenario artistico nazionale ed internazionale, trasferitosi da tanti ormai a Milano, Di Bello ha sempre mantenuto solidi i legami con la sua città, dove sin dalla fine degli anni Cinquanta con il “Gruppo 58”, insieme a Fergola, Del Pezzo, Biasi, Persico e Luca, contribuì al rinnovamento dei linguaggi del contemporaneo.
Fin dai suoi esordi, l’artista ha utilizzato una cifra stilistica “asoggettiva” e impersonale mirando al superamento del soggettivismo esasperato ed ideando moduli ripetuti ma variati attraverso tecniche, tematiche e metodologie, alla destrutturazione dell’ordine figurativo predeterminato, al fine di costruirne uno nuovo, ma privo di leziosità estetizzanti. Le sue decostruzioni iconiche godono di un’autonomia immanente, vicina, ad esempio, a quella di certe immagini di Klee. Come nell’opera dell’artista tedesco, l’artista propone, infatti, la finitezza di un’immagine, ed al tempo stesso la sua possibile e varia continuità per germinazione di forme che vanno ad aggregarsi a quelle preesistenti, in un’interminabile opportunità combinatoria.
Autore negli anni Sessanta e Settanta di lavori che hanno indagato le metodologie espressive dei maestri delle avanguardie storiche, da Marcel Duchamp a Man Ray, Di Bello recentemente ha cominciato ad interessarsi alle possibilità creative che i new media offrono, esplorando le infinite geometrie dei frattali. Sono proprio tali moduli figurativi metamorfici organizzati in strutture proliferanti, a metà tra calcolo matematico, logica fantastica ed estetica combinatoria, indagati grazie all’uso del computer, ad essere il tema privilegiato della ricerca estetica che ha portato alla creazione dei suoi lavori recenti, esposti in questa mostra al PAN.
Terza tappa espositiva, dopo la Certosa di Capri e il MAC, il Museo di Arte Contemporanea di Niterói in Brasile nell’estate del 2011, questa mostra si compone di circa quindici stampe digitali su tela di grande formato, assemblate in trittici ed un nucleo di lavori preparatori di formato ridotto insieme ad un’opera inedita, realizzata per questa occasione espositiva, A Bao A Qu, lavoro che mutua il suo titolo da una creatura fantastica descritta nelle pagine di Manuale di Zoologia Fantastica di Borges.
In occasione dell’anteprima stampa, sarà presentato, a corredo dell’ampio catalogo antologico dell’artista, un magazine edito da Paparo Edizioni con testi critici di Mario Franco, Maria Savarese, Maurizio Siniscalco, Mario Costa.