Tutto ha inizio con il terremoto del 1980 quando l’allora Amministrazione Comunale decise di approvare e rendere esecutivo un piano di recupero complessivo dell’area comprendente i confini del Quadrilatero e dei vicoli della marina. Avocando a sé l’ esecuzione di tale piano, il Comune vietò di fatto ai singoli proprietari di poter accedere ai fondi della legge 219/81, legge varata dal Governo Nazionale per risanare tutti quei territori feriti dal sisma del 1980/81.
La ricostruzione, seppur approvata e resa esecutiva, subì un momento di pausa con il commissariamento della Città dopo il delitto Siani. Con le successive elezioni, vinte dalla sinistra cittadina con il Sindaco Cucolo (2 mandati), quella pratica avrebbe dovuto proseguire celermente,visto che era già pronta e tracciata in ogni singolo dettaglio,tanto che era stata anche costituita una società per la sua esecuzione e non vi erano più atti burocratici ad ostacolarla,. La controversia giudiziaria inizia con l’ Amministrazione Cucolo quando questi, malgrado le numerosissime sollecitazioni avute dal Comitato per la ricostruzione post terremoto ( per la sua costituzione vedi manifesto alla città del 1997) a dare seguito al piano di recupero, ad ogni incontro invece di cercare una qualunque soluzione, frapponeva palesemente sempre nuovi ostacoli alla ricostruzione. A nulla valsero neanche i numerosi esposti al Sig. Prefetto ed altri organi istituzionali, come a niente valsero le argomentazioni portate dal Comitato circa il beneficio che ne avrebbe ricavato la città in termini occupazionali e di salvaguardia territoriale. Nè tantomeno i manifesti murali che ad ogni ricorrenza del 23 novembre il Comitato faceva affiggere in città per ravvivare la richiesta della ricostruzione fecero mutare l’ atteggiamento inerte dell’ intero esecutivo cittadino.
Unica nota positiva riscontrata fu quella della consigliera Maria Consilia Cimmino, facendo parte della maggioranza, che a seguito dell’istanza sociale inoltrata dal “Comitato” al consesso comunale in data 29 dicembre 1997, il 26/02/1998 chiedeva al Sindaco Cucolo una riunione del consiglio Comunale sulla ricostruzione dei quartieri “Carceri e vicoli della marina”.
Proseguendo nella legittima richiesta di ricostruzione il comitato, constatato le incertezze e le perplessità che l’Amminis-trazione locale manifestava, ricorrevano al TAR Campania per ottenere l’annullamento del piano paesistico in quanto esso vietava nelle aree dei centri storici qualsiasi intervento di ristrutturazione urbanistica. Il TAR ritenendo valida il ricorso, con la sentenza dell’ottobre 1998 ne annullava l’efficacia.
Il 2 aprile 1999 con nota protocollo 7170 il Comitato presentava al Comune di Torre Annunziata la petizione popolare con la firma di 2880 cittadini Oplontini che anch’essi richiedevano l’attuazione della ricostruzione. Per tutta risposta gli Amministratori torresi risposero al Comitato che tale richiesta non era accoglibile perché oltre che al Sindaco, la petizione era stata inviata anche ad altri membri del consiglio Comunale.
Un coro di voci di tantissimi cittadini a favore della ricostruzione si levò anche il 23 novembre 2002 quando, nell’aula magna dell’Istituto Ernesto Cesaro, il Comitato organizzò un convegno sul tema: La ricostruzione dei quartieri Carceri e vicoli della Marina come volano per la rinascita di Torre Annunziata. Ma l’Amministrazione, sull’ argomento continuava a fare orecchie da mercante.
Quell’Amministrazione Comunale, che non voleva per niente prendere in esame la fattibilità di un progetto redatto da una precedente Amministrazione, non aveva la forza e ne tantomeno la volontà di decretare l’annullmento degli atti resi esecutivi nel 1988.
Intanto il “Comitato” proseguendo nel suo operato, nel 2003 chiede al Governo Nazionale l’invio di un commissario ad acta a norne dell’art. 86 della legge 289 del 27 dicembre 2002, a seguito della quale, in data 16 gennaio 2003 viene risposto : Come nel caso dei suoi precedenti messaggi, anche questa volta sarà nostra premura inoltrare la sua richiesta all’Amministrazione competente. Per non ascoltare neanche l’autorevole voce dall’ alto, era più che evidente che l’Amministrazione competente da quell’orecchio non voleva sentirci.
Alle successive elezioni comunali si ebbe il cambio Cucolo/Monaco, rimanendo ancora il governo cittadino con una maggioranza di centro sinistra e buona parte dei consiglieri delle passate amministrazioni. Durante quest’Amministrazione fu ancora chiesto, dal consigliere Tolino, nel frattempo eletto nelle file della lista civica Orgoglio e Dignità, di tenere un consiglio monotematico sugli eventi del terremoto del 1980. Anche questa richiesta risultò vana.
Oggi alla luce della sentenza del Tribunale di Torre Annunziata che, accogliendo la tesi degli attori, riconosce valide tutte le accuse rivolte all’ Amministrazione Comunale, Si deduce dalla sentenza: che il Comune di Torre Annunziata non aveva fatto alcunchè né per attuare il piano di recupero né per altrimenti, in alternativa, rimuovere tempestivamente i vincoli imposti da tale strumento. Ed ancora: avendo esso omesso di accantonare i fondi necessari a corrispondere i contributi liquidati per utilizzarli al fine di finanziare altre pratiche. Con la condanna del comune al risarcimento dei ricorrenti nonché alle spese processuali, i cittadini si domanderanno certamente perché a pagare non dovrebbero essere i responsabili tecnici e politici comunali che tanti soprusi hanno perpetrato ai danni dell’intera collettività.
Antonio Avvisati