Non accennano a spegnersi le polemiche scoppiate nella mattinata del 19 gennaio, a Castellammare di Stabia, subito dopo la sosta, al cospetto del boss di turno, di San Catello in processione.
È delle ultime ore un comunicato della Curia di Sorrento e Castellammare di Stabia e dell’arcivescovo Cece che annuncia serie misure affinchè il santo non si fermi mai più davanti alla casa del boss. Nella stessa nota stampa l’Arcivescovado condanna “quelli che si illudono di onorare Dio disonorando l’uomo, che ostentano devozione ai santi, visti non come modelli da imitare, ma come protettori dei loro malaffari e, magari, delle loro imprese criminali”.
La settimana scorsa eravamo stati alquanto polemici con il sindaco Bobbio ed anche con la Chiesa di Castellammare, forse perché chi scrive non è stabiese ed osservava la realtà di una delle più belle città della Campania con il filtro di chi legge e riporta notizie, ma non si accorge della reale entità dell’aria che si respira e del cuore che bisogna metterci per amarla come solo chi ci è nato può fare. Oggi alla luce di quello che si è visto nel corso della processione del Patrono, il video ha fatto il giro del mondo, e rileggendo i comunicati della curia e le note del primo cittadino, dobbiamo prendere atto di una situazione inaccettabile e deprecabile.
La Chiesa fa sapere nella nota che “Si censura l’episodio della fermata, non essendo stata concordata e dovuta a una scelta meramente discrezionale dei portatori. L’Arcivescovo, intende, anche alla luce del Sinodo diocesano, mettere mano al riordino della processione di San Catello affinché sia chiaro a tutti che si tratta di un atto di fede, che non ha nulla a che vedere con comportamenti ambigui”. Ma aggiunge anche che il sindaco Bobbio non doveva abbandonare la processione “senza avvertire di quello che stava succedendo”.
Prendiamo atto dell’indignazione della Chiesa e dell’annunciato impegno che la stessa intende mettere per “riordinare” la processione, ma non ci sentiamo di condividere le critiche a Bobbio.
Il rappresentante delle istituzioni, la prima carica civile della città non poteva, non doveva e non ha continuato a seguire la statua del santo più venerato dagli stabiesi. Non poteva, non doveva e non ha dato, lasciando il corteo, un segno di assenso a quanto accaduto. A maggior ragione dopo tutte le polemiche dei giorni precedenti, le prese di posizione, le richieste di trasparenza, pulizia e legalità, dopo gli incontri con la Curia e le forze dell’ordine.
Nella nota del Vescovo, viene sottolineato che “la Chiesa sorrentino-stabiese è la prima a voler far chiarezza su quanto accaduto” ed a questo proposito “l’elenco scritto dei componenti del comitato dei portatori”, era stato messo a disposizione del Commissariato locale ed era stato preventivamente concordato anche “il percorso della processione”.
Qualcosa dunque era già stato fatto e si è dimostrato insufficiente. Anche relativamente a questo primo passo della chiesa, appare ancora più inevitabile l’ammaino del gonfalone cittadino, l’abbandono della processione e la conferenza stampa in cui Bobbio parla di “tradimento dei portatori”.
Rileggendo il comunicato dell’arcivescovo sembra essere in totale sintonia sulla posizione presa dal sindaco riguardo i “portatori” e non solo.
“Come Chiesa non possiamo non promuovere e condividere con altri l’impegno per la liberazione della società dalla camorra nelle sue molteplici forme”, e, “il contributo specifico della Chiesa è l’annuncio del Vangelo, il quale, se accolto e vissuto, è la più radicale antitesi alla camorra e ad ogni forma di male morale e sociale, perché costituisce la più efficace promozione dell’uomo e della sua dignità di persona”.
Ed è proprio di dignità che la città delle acque ha bisogno ed è stata una scelta di dignità quella di Luigi Bobbio, sindaco di una città che prende le distanze dai comportamenti deviati, da una dignità che si dissolve al cospetto di certe regole “d’onore” che attengono solo a comportamenti camorristici e infangano una intera comunità. Bene ha fatto quindi Luigi Bobbio, sindaco di una città distante da camorra e malaffare ad abbandonare quella processione che è e resta un momento di fede e devozione, ma che nella fattispecie è stata macchiata da un atto che si era tentato in tutti i modi di evitare.
Solo attraverso un richiamo alla dignità, alla legalità e alla fiducia nelle istituzioni si potrà dare un futuro a Castellammare di Stabia. Senza tutto ciò le problematiche di Fincantieri, quelle delle Terme di Stabia resteranno fini a se stesse e, anche se risolti i tanti problemi di occupazione non daranno un futuro ad una città che rischia di restare ancorata a quanto mostratoci giovedì mattina, ad un comportamento omertoso e camorristico che ancora impera in spregio delle istituzioni, della legalità e del futuro di tutti gli stabiesi.
A nostro parere a lasciare la processione non doveva essere solo il primo cittadino, ma tutti i cittadini onesti. Una presa di posizione forte che non prende le distanze da San Catello, ma da quanti strumentalizzano tali comportamenti per mostrare ancora le “mani sulla città”.
Gennaro Cirillo