San Giorgio, “Eat Parade”: la buona tavola raccontata da Bruno Gambacorta

L’ottimo cibo e il vino di qualità come segni inconfondibili della originalità della buona tavola. Non un semplice e solito ricettario ma un prezioso contributo alla promozione e diffusione della cultura enogastronomica italiana. Eat Parade (ed. Vallardi, in collaborazione con Rai Eri), di Bruno Gambacorta, noto giornalista napoletano del Tg2, presentato domenica scorsa nella settecentesca Villa Bruno, nell’ambito della manifestazione culinaria della Biennale del Gusto che si concluderà alla fine del 2013, rappresenta un’importante iniezione di fiducia in questo tempo di crisi economica e sociale che facilmente induce al pessimismo più spinto e rassegnato. In effetti, dal libro emerge un’Italia radicalmente opposta da quella che ci viene descritta oramai quotidianamente leggendo i giornali o guardando la tv, un’Italia che ha una profonda autostima di sé stessa, che crede strenuamente di potercela fare, di cadere ma di rialzarsi e proseguire il cammino con maggiore vigore. Il libro riprende il titolo dalla famosa rubrica del Tg2, dedicata all’enogastronomia, seguita mediamente da 2,5 milioni di spettatori ogni settimana da 14 anni. Trentacinque racconti, almeno uno per ogni regione, oltre settanta ricette, Eat Parade è suddiviso in tre sezioni. Nella prima, intitolata Saper fare, l’autore descrive un artigianato raffinatissimo come la “mozzarella perfetta” e il culatello verdiano, i salumi di pecora sardi e i risi storici del nord Italia. Nella seconda, Far sapere, vengono individuate le esperienze più originali e geniali di comunicazione in campo enogastronomico: dalle Cantine aperte ai Musei del cibo, dal Couscous clan ad Adotta una pecora. Nella terza è presente una testimonianza sulle grandi storie corali come la resistenza civile dei ristoratori aquilani alla morte del loro centro storico. Nel libro si trova inoltre una serie di ricette d’autore (più di settanta), alcune semplicissime e folgoranti, altre più complesse e ricercate, che permettono di apprezzare al meglio i frutti della terra e l’ingegno dell’uomo che li sa trasformare. Elemento da non trascurare, l’appendice contiene dettagliate informazioni circa i protagonisti, i luoghi e i prodotti dell’Italia migliore, quella legata alla terra e alle tradizioni, alle vite fatte di passione e di tanta fatica. “Il cibo e (in misura minore) il vino sono il leit motiv che lega fra loro i detenuti di Bollate e i coltivatori di limoni di Sorrento, il principe collezionista d’arte e gli ex-tossicodipendenti di San Patrignano e di Mondo X, il docente universitario esperto di antichi formaggi siciliani e il direttore di reti televisive diventato olivicoltore e frantoiano  – racconta l’autore e giornalista Gambacorta – il cibo è ciò che ha salvato intere valli del Trentino dallo spopolamento, e nel mio libro si trovano non le storie già più conosciute delle vallate che forniscono mele o spumante a tutta l’Italia, ma quella meno note, di chi procura a pasticceri e casalinghe i preziosi frutti di bosco…Cibo e vino, sempre loro, sono ciò che ragazzi appassionati e coraggiosi, con l’aiuto di Don Ciotti e di Libera, in molte regioni del sud stanno ricavando dalle terre sequestrate alla mafia. Ma anche in una regione meridionale come la Basilicata, che negli ultimi decenni invece della delinquenza ha avuto in sorte il petrolio, fagioli e peperoni, pecorini e Aglianico sono diventati un fattore di identità, un baluardo contro l’invadenza dell’oro nero”. Gambacorta rivolge un pensiero speciale alla sua sempre amata terra di origine, la Campania:” Una storia che a me piace molto è quella della “mozzarella perfetta”: prodotto straordinario, sul quale si potrebbero scrivere interi volumi. Con Roberto Saviano condivido (fra l’altro) il primo punto del decalogo sulle “cose per cui vale la pena di vivere”: la mozzarella ci sta proprio bene, anche se lui cita espressamente quella aversana mentre io, che ho lasciato Caserta all’età di cinque anni, non ho preferenze geografiche. Amo tutte quelle fatta a regola d’arte, e in compagnia del “signor Vannulo” tento di spiegarvi come e perché…”. L’autore si concede anche un’ultima rivelazione:”Ho amato tutti i luoghi e tutte le persone che ho incontrato, ma ho un’ulteriore piccola segnalazione per due storie corali: la salvezza degli ulivi millenari della Puglia e la resistenza civile dei ristoratori aquilani alla morte del loro centro storico dovrebbero essere di esempio a tutti, soprattutto a chi si lamenta e non fa niente per migliorare le cose”.

Claudio Di Paola

Donazione sostieni il Gazzettino Vesuviano