Saviano – La compagnia di Cercola diretta dal regista Franceco Amoretto ha proposto al pubblico il testo, “Gennaro Belvedere testimone cieco”, una commedia gradevole che ha divertito il pubblico in sala. L’esilarante storia del capofamiglia dedito a vivere di espedienti.
A tratti la commedia racchiude ironia suspense e ritmi notevoli per diverse situazioni che si susseguono. Una perfetta abitazione di famiglia modesta fa da sfondo delle paradossali vicende. Con “Gennaro Belvedere testimone cieco la compagnia ha proposto una commedia di Gaetano e Olimpia Di Maio con nu’opera che offre, in un contesto comico, uno spaccato reale sull’esistenza condotta da una parte della popolazione napoletana e non solo. Una famiglia che vive d’espedienti, il cui unico fine è la sopravvivenza.
Il quadro familiare e vicini, la figura del guappo, assistenti sociali impegnati nel loro lavoro, questi sono i protagonisti principali della vicenda. Simulazione nella finzione basata su di una serie di contraddizioni, fa da scenario a una singolare esposizione di personaggi cinici nella loro disperazione. Questo copione è ambientato in una Napoli dietro l’aspetto folkloristico, che non è certamente quella nobile ed elegante, ma una città che dietro l’aspetto stereotipato nasconde una disperazione mascherata dalla simpatia e dalla capacità di adattamento.
Le tragicomiche avventure della famiglia Belvedere: una casa povera di quartiere; la scenografia ha voluto rendere l’idea con dei disegni che raffiguravano intonaco sgretolato dalla parete in modo da renderlo, in alcuni punti, ben visibile. In tale situazione scenica vive o meglio sopravvive Gennaro Belvedere interpretato dal regista- attore Francesco Amoretto con la sua famiglia, sua moglie Carmela interpretata da Liana Gallo, sua nipote “ Pupetta” ruolo affidato ad Antonella Montanino, e il relativo consorte personaggio interpretato da Giuseppe Borrelli. Gennaro si finge cieco per cercare di guadagnare da vivere più agevolmente.
Avviene quello che modifichi il corso degli eventi: mentre elemosina nel quartiere S.Lucia, avviene un tremendo omicidio al quale Gennaro, suo malgrado, assiste divenendo testimone, appunto un testimone “ cieco”! –La vicenda s’ingarbuglia ancora di più; per un controllo sanitario, giungono gli assistenti sociali Rachele Elisa e Orazio interpretati rispettivamente da Maria Rosaria Fascia, Alessia Battaglia, Alberto Cocozza che, commossi, si lasciano persuadere, in un primo momento, di un’autentica cecità: alla fine, Gennaro Belvedere, come si nota un cognome studiato ad arte, dovrà sottoporsi a una rischiosa operazione che potrebbe di sicuro far recuperare la vista.
Da un lato, quindi, il personaggio principale deve dimostrare di vedere, per evitare di essere operato, dall’altro deve sfuggire alla realtà della quale è testimone. Sul tale dilemma scenico si chiude il primo atto. Numerosi i colpi di scena, i malintesi, le trovate comiche che trovano spazio alla ripresa del testo al riaprirsi del sipario. Vari i personaggi che ruotano intorno alla figura del protagonista: una storia di guappi e d’imbroglioni, di colpi di pistola, sentimenti e vendette, di soldi che arrivano come piovuti dal cielo, e molto altro ancora. La farsa ci offre una spassosa vicenda ma anche un tema, è a tutti noto, attuale, quello dei “falsi invalidi”. Nei giorni nostri, estrapolando il concetto teatrale, si tratta di una questione che sta creando e che continua a far danni alla Pubblica Amministrazione e all’erario.
I fatti e i dati di cronaca parlano chiaro: ciechi dichiarati che non sono tali che passeggiavano tranquillamente per la città, si muovevano senza problemi nel traffico e altro. Completano il quadro degli attori: Mario Borrelli, Olga Imperatore, Mario Paparo, che interpreta il guappo assassino, Filomena Grasso, che interpreta la donna incinta, Pasquale Cozzolino, Stefano Gallo, nel ruolo del giornalaio, Cristiano Sollo, Pasquale Cozzolino, altro guappo antagonista del precedente citato, Raffaele Rocco, Alessaia Tarantino, Martina Ascione, e infine nel breve ruolo di due infermieri, Raffaele Capasso, e Antonio Frontoso.
Esaminando, in conclusione l’intera vicenda scenica: “È proprio vero che i soldi fanno venire la vista ai ciechi!”