Regione: 2 miliardi di euro per la ricerca e l’innovazione

«Quasi 2 miliardi di euro» da destinare alla ricerca e all’innovazione. Al «Sabato delle idee», iniziativa promossa dalla Fondazione Sdn e dall’Università Suor Orsola Benincasa, il governatore della Campania, Stefano Caldoro, parla di «occasione forse irripetibile». Il punto, però, è che si corre il rischio di una eccessiva «frammentazione» dei finanziamenti. Da qui l’idea di armonizzare i fondi, «fare massa critica» e la proposta «unire più progetti di ricerca messi a bando dal Miur e accorparli per materie funzionali, come per esempio il settore dell’innovazione e delle ricerca nei trasporti, che si integra con il sistema sicurezza, con il controllo ambientale. Possiamo lavorare per integrare le risorse – ha affermato Caldoro – di creare una piattaforma che preveda, ad esempio, delle premialità se si lavora insieme». «La parcellizzazione – ha sottolineato – è un problema italiano, mentre gli altri Paesi fanno fronte comune«. Nello specifico, come ha spiegato il presidente della giunta regionale, «arriveranno 1 miliardo e 200milioni di euro a cui vanno ad aggiungersi fondi tra i 300 e i 500 milioni derivanti dal Programma quadro europeo e quelli dal Ministero per lo Sviluppo economico, destinati a questo settore, che si aggirano sui 300milioni. Cifre enormi», ha precisato. Misure, iniziative e progetti di ricerca non mancano: sono, ad esempio, i laboratori pubblico-privato, rivolti ai giovani con «il finanziamento dei dottorati di ricerca post laurea e il segmento dell’alta formazione, oltre al grande programma per la scuola». Caldoro ha inoltre ricordato che la «Campania, per investimento in ricerca, è prima tra le Regioni del Mezzogiorno e al di sopra della media nazionale». Nonostante le difficoltà del Paese, la strada intrapresa è quella corretta. Le prospettive per il Sud ci sono e sono di grande interesse», ha aggiunto Francesco Profumo, ministro per la Ricerca scientifica, a Napoli per lo stesso convegno. «È stato avviato un buon percorso – ha affermato – con i “Progetti di ricerca di interesse nazionale”, i Prin, e altre azioni rivolte ai giovani e con il Piano Sud, sia per la parte delle strutture università sia per quella che riguarda la scuola». Per Napoli, a suo avviso, «per quanto riguarda le infrastrutture, con il Piano approvato dal Cipe a gennaio, ci sono le condizioni per concludere le strutture avviate durante gli anni precedenti». «È un elemento essenziale – ha precisato – perché significa dare spazio a una maggiore qualità». «Ci alleniamo anche in vista di Horizon 2020 – ha affermato il ministro – e per i Fondi di coesione 2014-2020». Profumo ha ricordato di essere stato a Copenaghen, insieme con i ministri europei alla Ricerca, precisando che «c’è, in questa fase, grande attenzione alla stesura del documento definitivo di Horizon 2020». Per Profumo «dobbiamo dare un contributo, in quanto Paese, in termini intellettuali». Il ministro ha sottolineato che rispetto agli altri Stati membri, «l’Italia presenta all’Europa maggiori proposte rispetto a Inghiterra, Francia, Germania e Olanda, ma sono ben poche quelle che vengono ammesse a diventare progetti». «Siamo bravi e capaci, ma qualcosa non funziona – ha concluso – dobbiamo trasformare la creatività di queste proposte in atti concreti».

Antonio Averaimo

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