Castellammare, ‘La Casa di Pippo’: “Boicottati dall’amministrazione per un contenzioso”

La nostra Associazione L’Arcobaleno dei pensieri Onlus” (di Salvatore Di Ruocco) , nell’intento di aiutare i bambini che si trovano nelle case-famiglia, ha stretto un rapporto di amicizia con la sola struttura presente sul territorio di Castellammare di Stabia : “La casa di Pippo”.
Sicuramente molte persone non ne hanno mai sentito parlare ma è attiva già da dieci anni ed è gestita da due persone fantastiche, Daniele De Martino ed Ester Pinto, che, per amore dei ragazzi che ospitano, stanno continuando il loro “lavoro” tra mille difficoltà. Difficoltà soprattutto economiche dovute all’assenza e al menefreghismo degli uffici comunali competenti che si nascondono dietro circolari e pratiche burocratiche, dimenticando che il loro compito è quello di tutelare minori che hanno già subito troppi traumi e discriminazioni per la loro giovane età.
Nonostante tutto, questa coppia va avanti giorno dopo giorno rinunciando anche alla propria dignità per non far mancare niente ai loro ragazzi.

Siamo andati a trovarli per capire come si svolge la loro giornata e come funzionano queste strutture.

Signor De Martino, quando è nata la casa famiglia “La casa di Pippo”?

La casa di Pippo e’ sorta nel Gennaio del 2002.

Quali sono state le motivazioni che vi hanno spinto a intraprendere un percorso così difficile come gestire una casa famiglia?

Innanzitutto ci piacciono i bambini e abbiamo sempre operato nel volontariato(personalmente lo sto facendo da 40 anni) tanto che io e la mia compagna ci siamo conosciuti negli anni ’70 nell’operazione “Mato Grosso”. Possiamo dire che è una vita che siamo impegnati in questo campo e lo facciamo con piacere e passione.

Quante persone sono presenti nella casa famiglia?

Oltre me ed Ester ci sono un educatore, una governante, uno psicologo, un assistente sociale, un operatore per l’infanzia, un paio di volontari e un coordinatore. Quest’ultimo ci è stato “imposto”dalla regione ed è per me una figura assurda perché noi cresciamo i nostri ragazzi in base ai nostri criteri educativi, quelli di una vera famiglia, e non saremmo tale se avessimo bisogno di una persona che ci indichi la strada da percorrere.

Attualmente quanti ragazzi ospitate?

Nella casa famiglia ci sono 8 ragazzi,di cui 5 in affido, uno che abbiamo adottato e due figli nostri.

Con un range di età?

Per i ragazzi presenti adesso andiamo dai 10 mesi ai 15 anni, ma in generale accogliamo ragazzi dagli 0 ai 18 anni.

Come si svolge la giornata-tipo in una casa famiglia?

La sveglia suona alle 6:45, si fa colazione, si preparano i ragazzi e si accompagnano tutti a scuola per le 8:00 (i più piccoli restano a casa). Io vado in ufficio ed Ester fa la spesa, torna a casa, aiuta la governante a rassettare perché la casa è molto grande (circa 300 mq). Alle 12:30 si riprendono i ragazzi a scuola, ritorniamo a casa verso le 14:00 e pranziamo. Fino alle 15 si fa un po’ di ricreazione e poi si comincia a studiare con l’aiuto dell’operatore. Dalle 18-18:30 si fa ricreazione: chi gioca a play station, chi al computer, chi guarda la tv .Alcuni ragazzi vanno in palestra, a danza o praticano qualche sport. Verso le 20 si cena e si va a dormire alle 21:45 circa. La domenica invece ci si alza più tardi, si va a messa tranne in caso di malattia (come durante le feste natalizie che abbiamo avuto un’epidemia di morbillo). Almeno due mattine a settimana Ester va o in tribunale o in procura o si incontra con gli assistenti sociali per i discutere dei piani educativi individualizzati dei ragazzi e aggiornarli del nostro operato, come in questo periodo che c’è la consegna semestrale delle schede dei ragazzi in procura . Insomma la nostra giornata tipo non è tanto diversa da quella di molte famiglie.

Quali sono le problematiche maggiormente ricorrenti con questi ragazzi?

A parte le solite problematiche degli adolescenti, si aggiunge il problema della scolarizzazione perché spesso i ragazzi vengono dalla strada e quindi bisogna dare loro uno schema, degli orari e delle regole (sono abituati a dormire tardi o a non dormire affatto e a fare tutto quello che vogliono), ma si adeguano presto perché credo che vogliono essere seguiti dato che, probabilmente, non hanno mai avuto nessuno che si occupasse di loro. Altri problemi si presentano quando, crescendo, vogliono cominciare ad uscire e a frequentare nuovi amici e il fatto di vivere in una casa famiglia non li aiuta di certo. C’è una sorta di razzismo latente che li porta ad essere emarginati: non vengono invitati alle feste e per gite ci viene espressamente richiesto dagli insegnanti di non farli partecipare perché troppo vivaci.

Come sono le relazioni con la politica e l’amministrazione locale?

Disastrose. Uno schifo!!

Perché?

Perché nessuno si interessa di noi. Molti comuni in cui operiamo devono pagarci arretrati fino a due anni e mezzo e se non si muove qualcosa rischiamo di chiudere. Siamo ricorsi al credito ma gestire una casa come questa costa tra i 9000-10000 euro al mese tra fitti,spese varie e stipendi del personale che deve essere tutto inquadrato. Se poi non sei in regola con i pagamenti dei modelli F24 non puoi emettere fatture e i comuni si rifiutano di pagarti “dimenticando” che nemmeno quando eri in regola (fino a maggio-giugno 2011) ti hanno pagato. Preferiscono rispettare le loro circolari piuttosto che il contratto che hanno con noi in cui si obbligano a pagare entro 30-60 giorni dalle scadenze; ognuno pensa ai fatti propri.

Questo con quali comuni si verifica?

Con tutti i comuni. Con quello di Casoria, di Boscoreale, di Boscotrecase. Con il comune di C/mare di Stabia abbiamo un contenzioso con un’altra copperativa di cui siamo soci, di 700.000 euro e per recuperarli abbiamo dovuto fare un decreto ingiuntivo che richiede spese legali e il passare di almeno due anni. Tutto questo per recuperare soldi che ci spettano di diritto dato che noi lavoriamo per lo stato e svolgiamo un servizio in cambio di uno stipendio che ci permetterebbe di vivere dignitosamente. Invece con la scusa della crisi o preferendo pagare i propri dipendenti, i vari comuni non ci pagano lo stipendio da più di due anni. Se ritardi nei pagamenti anche di pochi mesi devi pagare tanti soldi di multa,ma non ti spetta niente se vanti dallo stato un credito di centinaia di migliaia di euro? E’ una situazione allucinante. Non c’è nessuno a cui rivolgersi.

La vergogna sta nel fatto che sono rette per minori e noi dobbiamo garantire loro un certo tenore di vita. Ci troviamo così ad elemosinare per quello che è un nostro diritto contraendo debiti dappertutto: con il macellaio o il salumiere che si rifiuta anche di darci due litri di latte se non lo paghiamo.

Quali altri aiuti ricorrenti ricevete?

Nessuno. Siamo talmente in difficoltà che non sappiamo come pagare assegni in scadenza rischiando di andare in protesto. Dobbiamo ringraziare gli amici e i nostri familiari che ci aiutano ma abbiamo debiti con tutti.

Con tutte queste difficoltà cosa vi spinge ad andare avanti?

Anche se la stanchezza e l’età iniziano a farsi sentire, l’idea di abbandonare questi ragazzi che vivono con noi da 5 e più anni , facendogli subire lo stesso trauma per la seconda volta, ci spinge a non demordere. Però sta diventando dura: continuiamo a farlo con passione rinunciando anche alla nostra privacy e alla nostra libertà 365 giorni all’anno (figurati che nella nostra camera siamo in media normalmente 11-12 persone perché anche i più grandicelli tendono a stare dove stiamo noi, tutti insieme). Aggiungici lo stress dovuto alla mortificazione che viviamo ogni giorno (anche per comprare un litro di latte), ai salti mortali che dobbiamo fare per non far mancare niente ai ragazzi. Il colmo è che con i tuoi soldi, guadagnati lavorando onestamente, ti ritrovi a fare il pezzente.

Chiedendo un po’ in giro della presenza della casa famiglia a Castellamare molte persone hanno risposto di non conoscerla….

Ma nessuno sa della nostra casa famiglia perché ci boicottano a causa del contenzioso che abbiamo con il comune. Tanto che nemmeno uno dei 20-30 ragazzi di Castellammare che si trovano ricoverati nelle strutture protette è mai stato affidato alla nostra struttura. Si ricordavano di noi solo all’inizio quando arrestavano zingari e rom e ce li portavano alle 2-3 di notte per risparmiarsi il viaggio fino ai centri di accoglienza ed erano gli stessi carabinieri a chiederci la “cortesia” di tenerli qui (e noi lo abbiamo fatto sempre gratis).

Da questo “sfogo” del signor De Martino si evince che la quotidianità della “Casa di Pippo” non è molto diversa da quella di molte famiglie ”normali”; tutto gira intorno ai ragazzi e alle loro esigenze cercando di non farli sentire “diversi” solo perché la vita è stata un po’ più dura con loro: ma la nostra società, purtroppo, è piena di pregiudizi…
Noi dell’Associazione possiamo solo ringraziare queste persone per la generosità e l’impegno che dimostrano nell’accudire questi ragazzi contro tutto e tutti, sperando che le coscienze di molti si sveglino di fronte alla sofferenza dei più piccoli.

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