Si é tenuta nella fredda mattinata di domenica 5 febbraio una sentita cerimonia, con la deposizione di una corona d’alloro al Monumento ai Caduti, da parte del vicesindaco e di alcuni fra amministratori e consiglieri comunali di Terzigno, a Memoria e Ricordo delle vittime dell’Olocausto e delle Foibe. E’ stata, questa, già la quarta volta che il sindaco Domenico Auricchio e l’Amministrazione comunale di Terzigno hanno inteso commemorare e ricordare idealmente, in un’unica giornata, le date del 27 gennaio e 10 febbraio, per accomunare le vittime della barbarie e della ferocia umane, senza alcuna distinzione. Si tratta di una scelta sicuramente originale, oltre che condivisibile, perché coloro che sono stati assassinati, in nome di ideologie barbare e disumane, non possono essere considerati migliori od inferiori per le loro origini e/o appartenenze. Poco prima, nella vicina Parrocchia di Maria SS. Immacolata, durante la Messa dedicata ai bambini, monsignore don Vito Menna ha sottolineato come “quando l’uomo si allontana da Dio finisce per odiare il proprio simile”. Al termine della Santa Messa, i numerosi bambini presenti si sono diretti verso il luogo della manifestazione, dove lo stesso parroco, insieme con il suo assistente don Tommaso, ha benedetto la corona di fiori predisposta dal sindaco Auricchio e dall’intera Amministrazione comunale. Dopo la cerimonia della deposizione floreale, alla quale erano tra gli altri presenti l’assessore comunale Pasquale Ciaravola ed i consiglieri comunali Felice Avino e Antonio Pisacane, con una delegazione della Polizia locale di Terzigno, il vicesindaco Francesco Ranieri, nel riportare alcune riflessioni comunicategli dal sindaco Auricchio impegnato altrove per altri impegni istituzionali, ha solennemente affermato che gli insegnamenti della storia debbano essere tali da scongiurare il diabolico ripetersi di eventi tragici e luttuosi come quelli del secolo scorso: – “La libertà é il bene più prezioso dell’uomo”,- ha così concluso Ranieri- “bisogna combattere tutti i giorni perché non ci venga mai più sottratta”!-.
Alberto Romano