La Dda di Napoli contro ‘o capoclan del neomelodico: tra finzione e realtà

“Il capoclan è un uomo serio, non è vero che è cattivo”. Le parole della canzone di Nello Liberti intitolata “’O Capoclan”, appunto, hanno indignato per molto tempo la maggior parte dei telespettatori e dei navigatori che si sono imbattuti nel suo ascolto. Parole, anzi, che hanno convinto i pm della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli che si tratta di una vera e propria istigazione a delinquere. La Dda ha quindi inserito nell’inchiesta contro i clan camorristici di Ercolano Ascione-Papale e Iacomino-Birra che ha portato a 41 arresti effettuati nella notte tra lunedì e martedì scorso, anche il neomelodico Liberti in qualità di indagato. Per lui la Procura aveva chiesto l’arresto, non concesso però dal gip. Secondo i pm, la canzone induce a ritenere che la camorra sia un fenomeno positivo, una fonte di sostentamento per le famiglie povere e sfortunate. Liberti, in particolare, canta che “per onore il capoclan nasconde la verità: è un uomo serio, non è vero che è cattivo”. Per i pm, inoltre, la canzone spinge a ritenere giusto l’omicidio di chi tradisce o si pente. Il video, andato in onda su alcune tv locali tra il 2010 e il 2011, si trova anche su YouTube. Il sito web aveva in un primo momento rimosso le immagini ampiamente segnalate dagli utenti per “violazione delle norme d’uso”, ma il video è stato nuovamente caricato il 6 marzo 2010. E stavolta si tratta di una versione estesa che dura oltre 7 minuti, che si apre con la citazione dell’articolo 21 della Costituzione Italiana: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. Proprio così. E nella descrizione del video, che si può guardare solo se si hanno 18 anni (!?) l’uploader “Zompevola” afferma: “Il brano descrive la mentalità di alcune persone che riconoscono nel capoclan un mito e una guida morale. Questa canzone è già stata rimossa da Youtube per le proteste di alcuni utenti. Vogliamo forse impedire a un cittadino di esporre la propria opinione, calpestando l’articolo 21 della Costituzione? E poi, siamo davvero sicuri che Liberti condivida il contenuto della canzone? Esistono migliaia di canzoni a tema malavitoso nelle quali l’autore interpreta un personaggio dal quale prende le distanze. Perché tutto quest’accanimento su un cantante neomelodico, che tra l’altro lavora come marittimo facendosi il mazzo così sulle navi, e che se fosse un camorrista di sicuro non avrebbe bisogno di lavorare?”. E giù con le citazioni: Milva, Adriano Celentano, addirittura John Lennon che cantava “La felicità è una pistola calda”. Liberti, però, è di un altro livello: il suo capoclan nel video, si paragona addirittura a Dio. Mentre è in cella e pensa ai figli. Del resto, tutte le immagini sono un delirio d’onnipotenza del sistema camorristico, e raccontano di un ordine di morte impartito appunto dal boss nei confronti di chi merita di morire. Il video non può che terminare con “un saluto a tutti gli ospiti dello Stato, con una presta libertà”. Una finzione scenica che, per i pm antimafia, era molto simile alla realtà. Due degli “attori”, il guardaspalle del fantomatico boss e l’autista, ricoprivano questi ruoli nella vita quotidiana per Luigi Oliviero, esponente di spicco del clan dei Birra di Ercolano arrestato oggi. Gli inquirenti sono riusciti a risalire a questo grazie alle intercettazioni telefoniche e ambientali. Molti dei capi degli Iacomino, fazione opposta a quella dei Birra per il controllo del malaffare di Ercolano, erano “gelosi” perché “loro avevano il video”. “Un inno alla malavita e alla delinquenza – ha spiegato il procuratore aggiunto della Dda di Napoli, Rosario Cantelmo – il boss cura la famiglia e gli affiliati. Ammazza chi ha sbagliato e chi parla mentre accudisce chi è omertoso”.

Francesco Ferrigno

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