Il Gazzettino vesuviano | IGV

Cade la neve, cade Pompei, cade l’Italia

E se invece dei fiocchi di neve sulle teste degli italiani cadeva la cenere di un pimpante vulcano, che dalle parti di Napoli non è una metafora e si chiama Vesuvio? Ne vogliamo parlare o per non deprimerci ulteriormente facciamo finta di nulla? Non pensate che sia meglio che tutti si cominci a fare prevenzione, e si prepari la “gestione del  peggio” (per davvero e non con esercitazioni burla), prima che il peggio invada, senza scampo, le nostre comunità. Parliamo di calamità naturali e prima fra tutte il sempre presente “rischio Vesuvio”. E’ gravemente troppo tardi quando le autorità di Protezione civile, le Regioni e soprattutto i Comuni, pensano al peggio che li riguarda. In termini di sicurezza pubblica e di sopravvivenza di uomini e cose, nessuno può, responsabilmente, far finta di nulla, sia pur attivando i naturali scongiuri anatomici!

Serve un’efficiente Protezione civile, lo ha detto anche Monti vedendo l’Italia innevata e in ginocchio, ma è a tutti chiaro che da tempo non c’è più quella di Zamberletti, il signore dei ”terremoti perfetti!”. Lo si è capito da quando ha iniziato a non occuparsi solo di emergenze. Calamità naturali, catastrofi, alluvioni, quando proprio era necessario.  Negli ultimi anni soprattutto “grandi eventi” (naturalmente, “non naturali”) arricchivano le specialità della cricca Bertolaso. Di questo si occupava la cosidetta Protezione civile che entrava in azione quando c’erano da spendere valanghe di milioni (praticamente molto spesso) senza intoppi e lungaggini burocratiche. Le leggi? No, quasi tutto in deroga, bastava classificare ogni azione come “emergenza” ed ecco che arrivavano gli uomini della “Provvidenza Civile” e spendevano tanto, in fretta e per la sola gioia degli amici.

La “PC” si è fatta ben conoscere anche dalle nostre parti. Occupandosi di monnezza e sanno bene i fieri e combattivi abitanti dei comuni che convivono con la discarica di Terzigno, quale destino di morte è stato preparato per il loro futuro. Occupandosi (senza pietà) degli scavi di Pompei, commissariando il Ministero per i Beni Culturali, dilapidando 79 milioni di euro in due anni, distruggendo il Teatro Romano con un finto restauro. I risultati: tanti crolli di preziose parti degli scavi, una caduta mondiale dell’Italia per come lascia distruggere il proprio patrimonio culturale, 3 grandi inchieste della Procura della Repubblica di Torre Annunziata ed una della Corte dei Conti che ha già sentenziato la illegittimità del riscorso alla “emergenza” anche per gli scavi.La Procura ha le inchieste ormai al traguardo (sembrerebbe con sufficiente fondatezza) e potremmo aggiungere che la loro rapida conclusione è oltremodo necessaria per “bonificare” gli scavi di Pompei prima che i 105 milioni di Euro, promessi dall’Unione Europea, finiscano nella gestione di chi ha contribuito alla straziante distruzione di Pompei dove i crolli (molti anonimi e “silenziati”) stanno avvenendo ancora in questi giorni, senza la complicità della caduta di un fiocco di neve.

Ha ragione il ministro per i beni culturali, Ornaghi quando afferma: “Via la camorra dagli scavi di Pompei”. Ma dovrebbe spiegarci se la camorra a cui si riferisce è la stessa che ha fatto chiudere una catena di supermercati a San Giorgio a Cremano o è una cosa diversa; in quest’ultimo caso si tratterebbe di una “scoperta archeologica”.

Antonio Irlando

(foto di  Genny Manzo)

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