Venerdì 24 febbraio alle ore 18 presso la Grancia di Sala Consilina sarà inaugurata la mostra di arte contemporanea “Italia 151 Italianicontemporanei”, curata dai critici d’arte Marco Alfano e Boris Brollo, che anche nelle rispettive provenienze alle opposte estremità dello stivale (Salerno, Venezia) mettono in luce il leit motiv dell’evento, ovvero l’unità del Paese attraverso il linguaggio universale dell’arte. La rassegna, organizzata dal Settore Musei della Provincia di Salerno con la partecipazione della Fondazione Monte Cervati e della Fondazione Cassa di risparmio salernitana, è coordinata da Lucio Afeltra. Al taglio del nastro parteciperanno: l’assessore al Patrimonio Salvatore Arena, l’assessore agli Affari legali, Adriano Bellacosa, il presidente della seconda commissione consiliare, Rocco Giuliano, il dirigente del settore Musei e biblioteche Barbara Cussino. La mostra resterà aperta al pubblico fino al 23 marzo prossimo, con ingresso gratuito al dal martedì al sabato dalle ore 9 alle ore 15. In seguito, tra aprile e maggio, farà tappa al Museo archeologico provinciale dell’Agro nocerino-sarnese di Nocera Inferiore.
Alla Grancia di Sala Consilina saranno in esposizione le opere di 16 artisti: Michele Attanasio, Claudia Buttignol, Carmine Calvanese, Giovanni Cavaliere, Giovanni Cavassori, Gianluca Capozzi, Pierpaolo Costabile, Federica D’Ambrosio, Flaminio Da Deppo, Anna Maria Gelmi, Franco Massanova, Bartolomeo Migliore, Cesare Serafino, Silvano Tessarollo, Elio Torrieri, Silvio Vigliaturo.
“Italia 151 Italianicontemporanei” pone l’accento sulla composita e multiforme natura del paesaggio creativo italiano contaminato da diverse provenienze. Si tratta di ricerche che attestano, oltre ad un’appartenenza territoriale, la grande vitalità immaginativa di un Paese che, a 150 anni più uno dalla sua unificazione, appare in continuo fermento, grazie anche alle possibilità offerte dalla rete, e attento alle sollecitazioni del panorama internazionale, ma pure con la nuova immigrazione dalle sponde del Mediterraneo che, modificando gli scenari culturali e immaginativi, trasforma sempre di più gli artisti da “italiani” a “mediterranei”.