La Gori S.p.A, frattanto, incassava l’intero importo in riferimento alle fogne dei 76 Comuni dell’ATO 3 del territorio vesuviano e dell’agro nocerino-sarnese. Una battaglia durata troppi anni con tanti cavilli e contrasti con il gestore Gori, restio nell’accettare che si paga il dovuto, tutto il resto sfida le leggi della crematistica. L’assurdo, però, è nato da quando la stampa pubblicò, il 14 gennaio di quest’anno, la vittoria con la sentenza della massima autorità giuridica che ha visto soccomberela GORI S.p.A. la quale, (o la ENI-Acqua Campania che fungeva da Esattore del canone della depurazione, e che doveva versare l’incasso alla Regione Campania?) dovrà rimborsare di circa 20 milioni di euro, i circa 457 mila utenti dei citati 76 Comuni, elenco apparso anche su giornali locali.
Errata, secondo me, è la modalità di richiesta del rimborso che grava su ogni singolo utente. Una improbabile accozzaglia di materiali indispensabile ai fini del rimborso, perla Gori. L’utente dovrà fornire alla società tutte le bollette pagate negli anni che vanno dal 2003 al 2008, più un modulo debitamente compilato (che non tutti ottengono presso gli sportelli della società) e inviare il tutto alla sede legale di Ercolano, a mezzo raccomandata con ricevuta di ritorno. Chi possiede un computer, collegandosi al sito della Gori, scarica il modulo, lo invia all’indirizzo di posta certificata della stessa società, allegando sempre le bollette di riferimento. In più, i nuovi utenti informatizzati possono sapere l’importo che gli spetta a mo’ di rimborso, inserendo le proprie credenziali (codice utente e codice fiscale).
Signori miei, non è questa una speculazione inammissibile ed un mezzo mezzuccio per scoraggiare gli utenti più deboli? Quante casalinghe pluri-impegnate, quanti pensionati non più “lucidi” saranno disposti ad ingrossare le file di una qualsivoglia sede della Gori solo per ri-avere ciò che non avrebbe dovuto affatto versare?
In fondo, la società di Ercolano sa quanto spetta ad ogni singolo utente, sarebbe forse più giusto non gravare l’utenza, fin troppo “generosa”, anche di tale onere.
A questo punto qualcuno potrebbe chiedersi che pertinenza possa avere una questione tecnica quale è il rimborso colla summenzionata citazione dei sindaci dei 76 comuni e del loro silenzio …
Questi eletti dal popolo potrebbero, in primis dedicare un qualche manifesto al diritto della popolazione di ottenere il famigerato rimborso. In fondo, in odor di elezioni nessuno si è risparmiato dall’anche imbrattare le mura della propria città. In secundis, invece, potrebbero (ma dovrebbero) ricordare che il ruolo da primo cittadino ha una sola funzione trascendentale: difendere i loro concittadini, oltre che sé stessi in quanto anche essi cittadini, specie durante le assemblee a cui sono stati e saranno invitati, non certo per occupare un posto nelle prime file, ma perché convocati dall’Ente d’Ambito Sarnese-Vesuviano in Assemblea (per citarne una, la assemblea tenuta presso lo Hotel Holiday Inn del Centro direzionale) per deliberare su tutte le tematiche relative all’acqua, sui suoi aumenti ingiustificati anche dopo la vittoria del Referendum, sulle modifiche del prezzo del consumo idrico, o sul’organizzazione dei sistemi fognari, sul rendiconto della gestione per gli esercizi finanziari della Gori, o sull’adeguamento delle tariffe dell’anno 2011, sulla Sentenza della Corte Costituzionale n. 335 /2008 (opposizioni procedurali) rinviando il rimborso che otteniamo solo ora nel 2012? Queste son solo alcuni degli argomenti su cui dover dibattere.
Il loro silenzio, la non voluta comunicazione coi loro elettori per indicare un Ufficio del Municipio che aiutasse i propri cittadini nella composizione della richiesta del rimborso, evitando almeno ai meno pratici le estenuanti code agli sportelli, grevi e pochi, della Gori.
Questi sior sindaci che si crogiolano della convinzione d’essere i difensori della legalità, di essere accanto ai cittadini facendo da tramite tra loro e gli enti statali, ebbene, perché cotali istituzioni locali (coadiuvati dalla schiera di assessori, giunte e personale vario) non decidono di essere per una volta soggetti attivi? Del resto, non è un’impresa dall’esisto ignoto. C’è una sentenza della Corte Costituzionale, un Decreto Legge convertito in Legge, una recentissima Delibera dell’Assemblea dell’Ente d’Ambito Sarnese Vesuviano a sostenere la legittimità della richiesta di rimborso. Meditate gente, meditate ora: alcuni avranno ancora la faccia tosta di ripresentarsi a chiedere la fiducia degli elettori.
Personalmente avanzerò richiesta alla Avvocatura Nazionale dello Stato e della Regione, dichiarando che si sta attuando un attentato alla Corte Costituzionale da parte di chi non rimborsa gli utenti regolarmente e celermente, con la stessa pretesa con cui si richiede il pagamento di ogni singola fattura.
Intendo compilare l’istanza, confidando nell’assistenza e partecipazione volontaria, di valenti avvocati e di attivi cittadini.
Pasquale Guarriera