Questo paradosso, precisa Passariello, è da imputare principalmente a due motivi, uno dato dalla pressione fiscale, dove la differenza tra salario netto, quello percepito effettivamente dal lavoratore ed il salario lordo è maggiore rispetto agli altri paesi, l’altro dato dalla produttività che incide in maniera decisiva sul costo del lavoro per unità di prodotto. Questa tassazione alta è dovuta proprio alla volontà di non tagliare la spesa burocratica improduttiva.
Una buona riforma del mercato del lavoro,continua Passariello, è necessaria per far ripartire il paese, in questo difficile momento storico,anche perché gli attuali equilibri garantiscono solo una parte della società italiana, escludendo di fatto le nuove generazione, non perché esclusivamente richiesta dal Fmi e da Bruxelles.
Una riforma, secondo l’esponente socialista Passariello, che deve mirare ad agevolare l’ingresso nel processo produttivo di tanti giovani combattendo l’annoso problema della disoccupazione giovanile, soprattutto nella nostra regione Campania.
Il relativo aumento degli stipendi, da tutti auspicabile, precisa l’esponente socialista, non deve ricadere sul sistema produttivo, ma sulla quota fiscale e contributiva.
E’ necessario quindi mettere in campo una sana ristrutturazione dell’apparato burocratico del paese che è diventata la vera zavorra della competitività italiana, in termini di costi e di competitività.
Una maggiore equità sociale, conclude Passariello, si può realizzare anche nel nostro paese, avendo anche il coraggio di fare scelte impopolari.