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Liberalizzazioni, avvocati partenopei sul piede di guerra

Gli avvocati partenopei sono sul piede di guerra. Sulla scia di quanto accade in tutta Italia, continua la protesta dei giuristi contro le liberalizzazioni approvate dal governo Monti in tema di giustizia. Dopo essersi imbavagliati, il mese scorso, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, i legali di Napoli continuano a ritenere inaccettabile che tutti i provvedimenti adottati «con il pretesto della riduzione del debito pubblico siano, in realtà, il mezzo per la tutela di interessi economici bene individuati a discapito dei valori fondamentali della persona». Le ragioni alla base delle durissime contestazioni sono presto spiegate: l’obbligatorietà dello strumento della media-conciliazione esteso a incidenti stradali e liti condominiali, l’introduzione dei soci di capitale nelle società tra professionisti, la delegificazione degli ordinamenti professionali, l’aumento notevole del contributo unificato per i cittadini e gli ostacoli per accedere alla macchina giudiziaria, l’accorpamento degli uffici dei giudici di pace e la prossima soppressione di moltissimi piccoli tribunali. “Tutti provvedimenti che portano non alla riduzione degli sprechi e all’efficienza ma alla rottamazione del sistema – denuncia Salvatore Maddaloni, avvocato e presidente dell’associazione “Enrico De Nicola” –  e alla configurazione di una giustizia a due velocità: una rapida per i poteri forti e l’altra inefficace per i cittadini comuni. Il governo tecnico ha ritenuto di andare avanti con provvedimenti di liberalizzazione selvaggia nel deliberato intento di ridurre la funzione costituzionale dell’avvocato ad una mera attività mercantile, mortificando e comprimendo in tal modo lo stesso diritto del cittadino alla difesa, consacrato dalla Carta Costituzionale all’art. 24”. “Lo strumento della media-conciliazione è una sciagura – tuona Maddaloni – il governo vuole, in sostanza, che la gente, per legge, non debba litigare e trovare sempre e comunque una via di conciliazione. Ma, si sa, non sempre è possibile”. Ma sono anche altre questioni a tenere banco e su cui veementi si abbattono le accuse degli avvocati napoletani. “L’abolizione delle tariffe che danneggia tanto i cittadini quanto i giovani avvocati  -continua il legale – entrambi vittime di un abbassamento della qualità e di una corsa alla concorrenza sleale che darà benefici solo ai grandi clienti e che produrrà fenomeni di pubblicità ingannevoli, nonché di truffe. Diciamo basta al taglio scriteriato degli uffici dei giudici di pace che produrrà  il caos nei grandi tribunali aumentando a dismisura il carico giudiziario. Infine no alla possibilità che soci di capitale possano essere azionisti degli studi legali, con tutte le implicazioni derivanti dagli evidenti conflitti di interesse che si verranno a creare”.  Tutti tasselli di un unico disegno che andrebbe a indebolire gli avvocati, il diritto di difesa e rottamare la macchina giudiziaria. Gli avvocati italiani, ed in particolare quelli partenopei, hanno intenzione di collaborare col governo ma se non sarà loro permesso, par di capire, si dicono pronti a proseguire la loro mobilitazione come conferma il presidente dell’Oua (Organismo Unitario Avvocatura) Maurizio De Tilla:” l’Avvocatura unita rifiuta nel metodo e nel merito l’atteggiamento del Governo, dichiarando ancora una volta la propria disponibilità a valutare e discutere con immediatezza le iniziative utili e necessarie al miglioramento del sistema Giustizia, al fine di valorizzare la funzione difensiva nell’ambito del processo. A tal proposito conferma inoltre, la volontà di cooperare con il potere legislativo ed esecutivo per definire un disegno organico e razionale di riforma dell’ordinamento forense. Ma se il governo ostinatamente rifiuterà il confronto, andremo avanti con ancora più decisione: le giornate di sciopero diventeranno otto, dal 15 al 23 marzo, manifestazione a Roma il 15 davanti al ministero di Giustizia, blocco totale della Giustizia con sciopero bianco, stop alle difese d’ufficio e al gratuito patrocinio. Per ora il prossimo appuntamento in programma è la protesta unitaria con tutte le altre professioni che si terrà a Napoli il prossimo 1 marzo”. E anche lì, promettono gli organizzatori, la risposta degli avvocati sarà altrettanto vigorosa.

Claudio Di Paola

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