“Smettiamola di dire che sono un sindaco-costruttore. Non voglio costruire altre case! Nel pieno rispetto della legge regionale 21/2003 chiedo alla Regione i progetti sovra comunali per la riqualificazione della zona rossa; voglio mettere in sicurezza e riqualificare i centri storici; ridisegnare con il PUC il paese, a “monte” mediante una decompressione, a “valle” con la nascita di un settore urbano a basso insediamento; dare al turismo religioso l’attenzione dovuta con l’aumento della recettività; la possibilità a chi ne ha diritto di abbattere e ricostruire. Lo prevede la legge. Già viviamo una condizione di svantaggio, proprio per i tanti e troppi vincoli – ha affermato in varie sedi il sindaco Carmine Esposito – non possiamo negare a nessun cittadino di abbattere la propria casa in muratura e, attuando interventi compensativi, ricostruirla anche in un’altra area interna alla zona rossa. Con o senza aumento di volumetrie è da discutere, perché la legge 21/2003 vieta soprattutto l’aumento demografico”.
La battaglia del sindaco Esposito tende prima di tutto fare chiarezza ciò che la legge 21 prevede: il PSO doveva, anni fa, determinare e definire aree di potenziamento e miglioramento delle vie di fuga anche attraverso interventi di ristrutturazione urbanistica ed edilizia, di riqualificazione e di recupero ambientale, di valorizzazione dei centri storici. E, secondo l’art. 2, comma 3, lettera b), il PSO doveva determinare e definire “le eventuali possibilità di attuazione di interventi compensativi, nelle aree e per gli interventi già destinati negli strumenti urbanistici vigenti a scopo residenziale di cui alla lettera a), nell’ambito degli obiettivi per la eliminazione di case ed insediamenti malsani, degradati o comunque per processi di riqualificazione urbana, purché non comportanti pesi residenziali aggiuntivi incompatibili con le finalità della presente legge.
“Dare una corretta interpretazione alla legge 21 è un altro nodo da sciogliere, prima dell’approvazione del nostro PUC, col quale intendiamo avvalerci di tutte le possibilità per sfruttare il positivo della legge sulla “zona rossa” – afferma l’Arch. Giancarlo Graziani, Assessore all’Urbanistica – e incentivare tutto quanto è possibile per la crescita e lo sviluppo del paese. Nel dettato della legge regionale 21/2003, ripreso dalla proposta di PSO approvata dalla Provincia di Napoli con delibera di consiglio n° 99 del 27/10/2007, è chiaro che si può abbattere e ricostruire”.
Ed infatti anche il documento di indirizzi al PSO, affronta i problemi collegati alle vie di fuga, che devono essere sufficienti ad assicurare un deflusso della popolazione con interventi di razionalizzazione e potenziamento, in modo tale che ciascun centro abitato abbia almeno due collegamenti ad ampie carreggiate con la rete principale. Il documento interviene sul “cambio delle destinazioni d’uso”; sull’edilizia pubblica residenziale; sui poli di attrazione; sulle politiche di ospitalità diffuse e sviluppo della recettività e ristorazione per favorire, tra gli altri siti, il turismo religioso a Madonna dell’Arco, con realizzazione di alberghi, case albergo, bed & breakfast, country house, case vacanze, campeggi; sugli interventi di rigenerazione e riqualificazione della zona rossa; su interventi diffusi con una politica di riqualificazione dei centri, nuclei ed edifici storici rilevanti per “la costruzione dell’identità dell’area sommana-vesuviana”. A tal proposito è previsto il “recupero primario degli edifici” per ridurre il rischio vulcanico e ridurre la vulnerabilità del patrimonio edilizio, con riferimento agli edifici storici in muratura e a quelli intercettati dalle vie di fuga previste dal PSO e dal piano di evacuazione della Zona Rossa. C’è poi l’art. 4 sulle misure compensative, previste all’art. 2, comma 3, lettera b) della legge 21. Misure compensative per realizzare, al posto di aree già destinate a residenza, attrezzature di interesse pubblico, attività produttive e servizi. Nelle misure, però, rientrano anche le eventuali demolizioni effettuate in quartieri densi e senza spazi collettivi, finalizzate alle prioritarie “riqualificazione urbana e sicurezza”, da compensare con “volumi edificabili all’interno della zona rossa ed in aree non contrastanti con eventuali punti di crisi evidenziati dal PSO”.
Quindi si può abbattere e ricostruire?