“Gli anni rappresentano la nostra storia, l’indelebile segno della profonda saggezza”. In questi due righi, incisi su apposita targa dell’Ente, il sindaco Carmine Esposito ha riassunto i cento anni di Maria Aliperta. Sono stati il Presidente del Consiglio Comunale Raffaele Abete, il già ass. Felice Manfellotto e la dott.ssa Margherita Beneduce a consegnare il dono dell’Amministrazione – una torta, fiori e la targa ricordo – festeggiando questa mattina nella sua casa in via S. M.La Novala longeva cittadina anastasiana, testimone storica “della seconda metà del bicentenario della nascita del comune”. Attorniata dai figli, nipoti e pronipoti, amiche e dal parroco don Ciccio D’Ascoli, che ha celebrato per leila Santa Messa, la “nonnina” ha avuto momenti di commozione, ma anche di gioia e con mente lucida ha ripercorso particolari della sua vita:”Da quando mio marito – che andò in cielo anni fa – mi portò da Somma Vesuviana a vivere in questa casa, ho sempre vissuto per la famiglia ela Chiesa.Unafamiglia arricchita dalla gioia di sei figli. Ma la sesta, arrivata in tarda età, non la volevo e invece si è rivelata un magnifico dono. Per tanti anni mi ha fatto da figlia e da mamma, curandomi in ogni particolare. Avevo già cinque figli che capivano e avevo pudore ad avere il sesto, perché pensavo che gli altri cinque mi dicessero che, avendo già loro, non era il caso di avere un altro figlio. E chiesi al medico di abortire e alla levatrice di darmi delle pillole. Ma, anche se in due giorni ho preso tante medicine, non abortii. Ricordo – si commuove Maria Aliperta – che feci un sogno, mio marito. Fu un segno e capii che dovevo portare avanti la gravidanza. E pregai allora S. Anna, protettrice delle partorienti. Un giorno stavo cucinando e avvertii il tipico dolore del parto. Appena in tempo. Mia figlia aveva già fatto capolino alla vita e partorii da sola, in casa. Una bella bimba, Rosa, che mi ha dato tante soddisfazioni e si è dedicata ad accudire me, i fratelli e le nipoti, una vera mamma anche per me. Non ho la ricetta per vivere a lungo. Mangio di tutto, normale a pranzo, poco a cena. Mi sveglio alle sette, faccio accendere la radio per seguire e dire il Santo Rosario, in casa faccio quello che posso e vado a letto anche a mezzanotte. Ho una grande fede nella Madonna dell’Arco e, ricordo, andavo in Chiesa veramente per incontrare Dio. Non per essere guardata o per mostrare il vestito o per parlare con le amiche sotto le navate laterali. Forse per vivere a lungo bisogna stare bene con se stessi e avere fede, vivere con fede”.
“Partecipiamo con gioia alla festa di questa nostra concittadina – afferma Lello Abete, presidente del consiglio comunale – che ha vissuto tanti periodi storici del nostro paese ed è una testimonianza reale dei mutamenti avvenuti nel corso degli anni. Ci interroghiamo spesso sulla vivibilità del paese, sull’ambiente e sui vari attacchi subiti da zone del paese trasformate illegalmente in discariche. Ci interroghiamo sull’incidenza di questi sversamenti abusivi su particolari malattie e, da parte nostra, abbiamo fatto tanto per tenere sotto controllo il territorio. Di fronte a queste testimonianze, a persone che arrivano a cent’anni con buona salute e mente lucida, possiamo con soddisfazione affermare che il paese è ancora salubre, per cui dobbiamo continuare ad impegnarci per migliorarlo ancora di più e, possibilmente, far tornare Sant’Anastasia ad essere il luogo ameno e turistico che era un tempo non lontano”.