Solitamente sono i giornali coi loro articoli ad innescare il circolo virtuoso della comunicazione e ricevere lettere per articoli scritti attirando i consensi o i dissensi dei lettori. Ma a volte capita anche il contrario, che i nostri lettori ci interroghino su quanto non abbiamo ancora messo su carta, ed, essendo più attenti di noi, ci suggeriscano scenari e prospettive inquietanti. Una lettera in particolare ha colpito la nostra attenzione per le affermazioni di responsabilità che contiene e la chiusura disfattista che lascia l’amaro in bocca, tanto più preoccupante in quanto rappresentativa di un sentire comune, una vox populi dilagante che denuncia lo stato di sfiducia delle istituzioni che sono vissute come strutture clientelari e che tali appaiono quando non danno risposte, quando non si riesce a trovare un posto, quando questo sembra a portata di mano eppure sfugge secondo meccanismi imperscrutabili, quasi kafkiani. È quanto sta succedendo a Pompei con la questione del nuovo centro commerciale, la “questione” del momento che costituisce la cartina di tornasole del rapporto tra la politica e la società civile. Un rapporto ormai logoro, si potrebbe dire, che si traduce in questo caso in un dubbio assillante sulla selezione del personale nel nuovo ipermercato. Si pensa, si dice, si vocifera per le strade, nei bar che l’ipertrofismo della politica porti ad interessarsi anche della spartizione dei posti nella struttura che verrà creata a via Macello, e questi dubbi si trasformano in vere e proprie denunce che approdano alla nostra redazione. Proprio per le richieste di trasparenza che si erano sollevate dalla città per le procedure di collocamento del personale il comune di Pompei nei mesi scorsi aveva attivato un portale per la raccolta dei curricula. Ma è proprio da tale iniziativa che prende spunto la filippica del nostro lettore: “Iniziativa pubblicizzata come servizio ai giovani e ai pompeiani ma che si è dimostrata di facciata perchè le attività insediate nel centro commerciale non sono obbligate nè sono state consigliate di attingere il personale dall’elenco dei curriculum inviati. Infatti, come di conferma a quanto detto, le aziende (che non sono state rese note) hanno già reclutato il personale e degli oltre 30000 curriculum inseriti, nemmeno uno è stato chiamato a colloquio. Tra l’altro di tanto in tanto spuntano nomi di alcuni consiglieri comunali (omissis) che si improvvisano agenti di risorse umane barattando favori elettorali o compensi per l’impegno (dai 10 ai 15mila euro). Per concludere: il centro commerciale aprirà tra poche decine di giorni e dopo diatribe politiche, venditori di posti e disagi subiti e da subire, i pompeiani e i giovani si trovano a combattere la concorrenza di un posto di lavoro su 1000. Siete disposti a votare persone oneste, serie e con idee brillanti e nuove? E voi giovani siete disposti a mettervi in discussione per il bene comune? Se così non fosse, lancio un avviso a maggioranza, opposizione, destra, centro, sinistra, associazioni, movimenti e gruppi facebook: fate quello che volete, la mia tessera elettorale la userò nel caso mi finisca la carta per il bagno!” Questa quindi la deriva dell’antipolitica italiana che si alimenta degli scandali e della corruzione che colpisce a destra come a sinistra e che spinge i cittadini ad allontanarsi dalla gestione della res publica delusi e sconfitti. Al nostro caro lettore, come ad altri che ci hanno scritto in questi mesi esprimendo il loro scontento per la gestione politica pompeiana, ricordiamo che la vita della polis è innanzitutto partecipazione e quindi oltre a scrivere, anonimamente, al nostro giornale se conosce, come sembra, dei risvolti torbidi delle selezioni nel nuovo centro commerciale può rivolgersi alla magistratura con nomi e cognomi per fare luce su questa vicenda che appare, a suo dire, oscura. Al nostro caro amico non ci resta che suggerire un uso più consono della tessera elettorale che non serve solo per eleggere ma anche per farsi eleggere. Del resto, il nostro caro lettore come altri insoddisfatti della palude della politica esistente hanno un’alternativa ad indignarsi, cioè impegnarsi di persona ed evitare che i soliti politici, di cui si dicono stanchi, tornino alla prossima tornata elettorale a fare incetta di voti, senza aver fatto nulla per evitarlo. Dunque carissimo amico piuttosto che gettare la tua tessera elettorale, perché non fai in modo che la faccia nuova che pretendi dagli altri diventi la tua?
Claudia Malafronte