Napoli, Antonella Raio presenta “Innesti”

Non ci sarà oggetto, opera, feticcio d’arte da analizzare o davanti al quale stazionare per il tempo che il pubblico vorrà ad esso concedere. Gli adempimenti concettuali sono già risolti, decodificati in anticipo, pre-masticati dalle mandibole dell’artista. Un disegno dai contorni ben netti, un percorso imposto e non riformabile, una gradualità numerata con colori e palpiti, un vis-à-vis con un inaspettato settétto.

 Il progetto di Antonella Raio ha già di suo una duplicità etimologica nella parola che ne porta il titolo che fa discettare i coriacei studiosi della lingua: innesto forse proviene da introdurre (insitus) o, altri ritengono, da legare, unire (innèxus) e ambedue le ipotesi sono ritenute plausibili.

E’ su questo duplice filo che l’artista propone una nuova personale narrazione sulla reintroduzione o sulla annessione dell’organo umano più citato, evocato, esaltato dacché l’uomo gli ha consegnato l’onere di contenere anima e sentimenti: il cuore.

 Duplice anche l’azione d’innesto che l’artista ha destinato a due città, per molti motivi agli antipodi, Berlino e Napoli. Cuori ‘abbandonati’ in luoghi pubblici, innestati sulle così diverse quotidianità delle due città, con risultati di singolare forza, un’emotività trattenuta e discreta oppure stupita, urlata, debordante, talvolta silenziosa e dolorosamente assente.

 Tali esperienze, in una sorta di rizomatica esistenza, creano connessioni che infine superano l’apparente partenza binaria per essere trasformata, dalla composizione dell’artista, in rivolta contro le gerarchie della tradizionale fruizione dell’opera d’arte e divenire, sotto il suo preciso dettame, un peregrinare emotivo che ha l’urgenza di porre al centro l’uomo.

 In galleria gli innesti ricondotti ad una intimità protetta, salvaguardata dall’indiscreto occhio pubblico, vissuta in una solitudine primordiale d’ascolto, di un battito che ci rende presenti a noi stessi e universalmente riconduce all’essenza dell’esistenza.

La composizione della Raio, con un innovativo utilizzo dei mezzi tecnologici, di comunicazione sensoriale, insieme alla documentazione d’arte di quanto agito e agente, è un lirico asciutto verso che deflagra con la forza di un respiro.

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