Storie operaie, visioni, canti religiosi, misteri africani, ribellioni contemporanee e inni alla natura. E racconti di amicizia, come testimonia “È ancora tiempo”, l’immaginifica canzone che apre il disco e che conserva un profondissimo dialogo fra Enzo Avitabile e Pino Daniele, orchestrato con arpina monodica e chitarra elettrica, fra atmosfere da camera e blues. In dote, la nuova avventura del musicista di Marianella porta naturalmente le più disparate declinazioni del ritmo. Se ne dà conto subito in “Aizamm’ na mana”, processione dub in compagnia del canto di Raiz, che subito dopo lascia spazio all’accento emiliano di Francesco Guccini. Nel ritiro di Pàvana, i due hanno realizzato “Gerardo nuvola ‘e povere”, cronaca neorealista di un’emigrazione – che diventa morte bianca – da Maddaloni (Caserta) a Modena.
Il manifesto Unicef “Mane e mane”, scritto nel 1999 con Mory Kante, viene stavolta rielaborato e attualizzato con un’icona della moderna Mauritania, Daby Touré, e introduce a una delle tracce più emozionanti di questo nuovo progetto: “Elì Elì”. È l’ultima canzone incisa dal santone del flamenco Enrique Morente – qui affiancato dalla figlia Solea nei cori – e in qualche maniera indica la volontà di Enzo Avitabile di tornare a indagare la fede e i suoi simboli, nel conflitto fra denari e verità, come fatto al tempo di “Crucifixus”, registrato per il cd “Sacro Sud” (2006). Così forte era il rapporto con Morente, poi, che Avitabile ha dedicato al maestro di Granada l’intero album.
L’Algeria di Idir emerge vertiginosa in “Nun è giusto”, indagine sulle disuguaglianze sociali e antropologiche, e anticipa i dolori narrati nell’affresco “Suonn’ a pastell’”: liriche contro la pedofilia, una mirabile convivenza di rime napoletane e idioma irish per questo incontro con Bob Geldof che Gianni Morandi rifiutò per la gara del Festival di Sanremo 2011.
“Mai cchiù” è il dialogo di Avitabile con i suoi più recenti “eredi”, i CoSang (l’ultima registrazione prima che il duo hip hop di Scampia si sciogliesse) e “A nomme ‘e Dio” è il primo dei due episodi di questa nuova avventura discografica – l’altro è intitolato “Nun vulimm’ ‘a luna”, penultimo brano della tracklist, dal sapore folk-roots – in cui il musicista partenopeo si lascia andare a una riflessione solista.
“Black Tarantella” si chiude, sì, con una reprise del classico “Soul Express” (singolo del 1986), qui condivisa con il maliano Toumani Diabatè alla kora e il violino lisergico di Mauro Pagani, ma offre ancora due magistrali collaborazioni, entrambe rivolte alla terra e alla spiritualità: la prima è “No è no” condivisa con Franco Battiato, mentre la seconda, intitolata “E ‘a maronn’ accumparett’ in Africa”, segna in calce il toponimo di David Crosby. L’esemplare spoken word con la complicità del cantautore-regista catanese sfida il duo povertà-mafia, mentre la featuring di Crosby, totem del movimento rock-folk, riporta alla luce un fatto realmente accaduto a Soweto, dove la miseria è tuttora, tristemente, la vera “regina” del continente. A completare l’opera, i collettivi Bottari di Portico (composto da Carmine Romano, Donato Vendemmia, Pasquale Piccirillo, Salvatore Guida, Francesco Stellato, Luigi Natale e Massimo Piccirillo) e Scorribanda.
La scaletta definitiva dell’album:
“È ancora tiempo” featuring PINO DANIELE
“Aizamm’ na mana” featuring RAIZ
“Gerardo nuvola ‘e povere” featuring FRANCESCO GUCCINI
“Mane e mane” featuring DABY TOURÈ
“Elì Elì’” featuring ENRIQUE & SOLEA MORENTE
“Nun è giusto” featuring IDIR
“Suonn’ a pastell’” featuring BOB GELDOF
“Mai cchiù” featuring CO’ SANG
“A nnomme ‘e Dio”;
“No è no” featuring FRANCO BATTIATO
“E a maronn’ accumparett’ in Africa” featuring DAVID CROSBY
“Nun vulimm’ ‘a luna”;
“Soul express” featuring TOUMANI DIABATE’ e MAURO PAGANI