Venezia, al Museo del Sacro Cuore o alla Piazzetta Concordia di cui i cittadini di Messigno attendono ancora la ristrutturazione. Altri punti controversi rimangono all’ordine del giorno a Pompei: le case degli operai, ad esempio, per cui si registrano interpellanze regionali che chiedono conto della proprietà delle stesse, questione che sembra ancora aperta, mentre, in ogni caso, le strutture sono state messe a nuovo. Grande apprensione è stata manifestata, d’altra parte, per l’apertura del nuovo centro commerciale “La Cartiera”, determinata dalla riconversione dello stabilimento “Aticarta”: alcuni paventano la fine del commercio di vicinato, altri temono le ripercussioni sul traffico cittadino, altri ancora mettono in discussione le modalità di selezione del personale. In questo contesto si inscrive l’iniziativa dell’ amministrazione di creare un link sul proprio sito per raccogliere i curricula, iniziativa che i più giudicano tardiva e poco utile, se è vero che le società non sono obbligate ad attingere da tale contatto i profili professionali richiesti.
Altra nota dolente nella gestione pubblica sono i parcheggi: non solo a Pompei manca la possibilità di frazionare la sosta oraria, ma si assiste alla progressiva scomparsa dei posti auto, e Piazza Schettini ne è un emblema esaustivo. Non poteva mancare, tra le nostre preoccupazioni, la destinazione del Satiro errante che, dopo lunghe peregrinazioni, occupa da qualche tempo un angolo di via Plinio.
Tuttavia, dati gli errabondi trascorsi, sarà quella la sua dimora definitiva? Come non toccare, in conclusione, il tema degli Scavi che tanta parte hanno nella vita di Pompei. A tal proposito il Ministro dei Beni Culturali Lorenzo Ornaghi, qualche mese or sono, ha affermato: “Via la camorra dagli Scavi”.
Nonostante i passi avanti dell amministrazione cittadina nel costituirsi parte civile nei processi sui crolli, o partecipare alla cabina di regia sugli appalti nel sito, il silenzio del primo cittadino in quell’ occasione è stato assordante. Come lo è, in effetti, su queste domande.
Claudia Malafronte