Corteo di protesta dei lavoratori Ar industrie dell’area angrese-abatese accompagnati dalle loro famiglie e dai primi cittadini di Sant’Antonio Abate, Casola e Angri. Sono in stato di agitazione ed in assemblea permanente da più di dieci giorni e nelle ultime ore le lettere di licenaziamenti e la comunicazione di chiusura degli stabilimenti entro la fine del giugno ha fatto scattare la protesta. Mercoledì tavolo in Prefettura con i sindacati. Domani mattina in programma Santa Messa di Pasqua nella fabbrica di via Buonconsiglio. Durante il corteo cori e contestazione per la famiglia di imprenditori Russo, rei di aver permesso la dismissione degli stabilimenti, e l’onorevole Gioacchino Alfano ed ex sindaco abatese, preso di mira per aver prima presentato e poi ritirato un interrogazione parlamentare per segnalare l’assenza di un piano industriale. Duemila lavoratori con le proprie famiglie hanno sfilato, oggi, per le strade di S. Antonio Abate (Napoli) per dire no alla chiusura delle fabbriche del Gruppo Ar della Campania. Lo rende noto il sindacato Flai Cgil. “La manifestazione organizzata da Flai Cgil Fai Cisl Uila
Uil – dice Nicola Ricci segretario Flai Cgil di Napoli – cui hanno aderito la cittadinanza e i sindaci e politici del
territorio, è servita a dire no alla dismissione industriale dei siti campani, no alla delocalizzazione, no alle operazioni
industriali che salvaguardano solo gli interessi degli imprenditori in danno ai lavoratori, no alle multinazionali come
la Princes, inglese, che acquisisce solo il sito di Foggia e in modo irresponsabile lascia al proprio destino nefasto l’area
industriale a cavallo tra Napoli e Salerno. Saranno espulsi dal ciclo produttivo ben 5 siti e 3000 tra lavoratori diretti ed
indiretti, indotto compreso”. “L’operazione messa in campo da il Gruppo Ar e la Princes -afferma Giuseppe Carotenuto segretario Flai Cgil Campania – dimostra ancora una volta che in assenza di politiche industriali regionali e la continua latitanza su queste vertenze
mette in ginocchio ed in modo irreparabile l’intero comparto agroindustriale della regione. Il sottrarsi alle responsabilità
e ignorare la necessità di mettere in campo un vero progetto di sviluppo e serie proposte vedrà il comparto segnare sempre di
più il passo e in forma drammatica”.