Corrono i giorni dopo le dimissioni della ormai ex sindaco Annarita Patriarca, corrono i giorni mentre la triade della commissione prefettizia è ormai insediata … Passano i giorni e con essi le voci che si accavallano. I gragnanesi, sul filone che pare tanto cool, si dichiarano “indignados”.
Il paese noto ovunque, come il paese dell’oro bianco, il paese dei mulini, è ora il paese della vergogna, il paese con collegamento ad alta velocità con quei casalesi che hanno farcito le ultime pagine della cronaca di paesini casertani con riscontri nazionali. Il salto di “qualità” è stato celere, greve e grave, una regressione a tutto tondo, un’ inversione di marcia in autostrada.
E sì che da mesi si rinviava di continuo lo scioglimento dei vertici alti locali, e sì che le infiltrazioni camorristiche sono state oggetto di discorsi affrontati dai giornali a banconi dei bar.
E sì che il trantran è vecchio anni, tant’è vero che un altro sindaco ci abbandonò per correre per le europee … Tutti gli abitanti di questo paese piccolo ma disegnabile come un vaso di Pandora, si riscoprono adesso delusi, offesi per essere stati nominati dalle testate locali e non.
Adesso si invocano gli avi che hanno fatto della “gragnanesità” bandiera di fierezza e orgoglio.
L’ipocrisia regna sovrana, fluttuante su una silenziosa sudditanza di questa o quella leggenda ex- ferroviaria (nonostante della ferrovia ci resti solo un timido ricordo).
E come sempre, per risvegliare quel minimo di coscienza che si spera sia innata in ogni individuo, occorre che il fattaccio si compia e che gli venga sventolato in faccia. Solo allora, forse, si decide di uscire dall’omertà e dai silenzi indifferenti a ciò che accade intorno, sopra di noi. Gragnano, il microscopico paesino della comunità montana citato sulla Repubblica, quotidiano nazionale? Nemmeno quando si rasenta la dirittura d’arrivo per ufficializzare che a quest’oro bianco lavorato è stato riconosciuto il marchio IGP a livello internazionale. Invece ad oggi, nell’albo dei riconoscimenti all’artigianato potrà, la struttura madre di via Vittorio Veneto, sfoggiare una sfrontata pagina firmata larepubblica.it, ondeggiante dalla cronaca rosa a quella nera. E’ pur sempre artigianato, ché l’indecenza di queste ultime settimane è comunque lavoro artificioso dell’uomo. Un rumoroso silenzio, quello dei cittadini, di fronte ad un silenzioso baccano guarnito di brogli durante le elezioni caratterizzate da risse e tensioni, di fronte all’esautoramento di un consigliere comunale reo di essere parte attiva in quegli stessi brogli vecchi quasi tre anni, di fronte agli appalti pubblici (?) di facciata che denotano la lapalissiana evidenza che un gragnanese non può concorrere per i lavori di un monumento del suo paese, di fronte al corposo numero di dipendenti di “qualità”.
Il gragnanese lo sapeva, lo sa da due anni che si stava affidando un paese ad uno staff tecnicamente preparato per il tornaconto personale. 174 pagine di un dossier che andrebbe lasciato ad ogni famiglia della zona, proprio come avviene in tempi di elezioni, quando in ogni cassetta della posta troneggia un depliant alla “votAntonio”.
Brogliopoli, questo potrebbe essere il suo titolo, potrebbe contenere il sussiego dei fatti, delle intercettazioni, dei legami e delle parentele … Lo “animus indignatus” dovrebbe essere motivato e quel voto, per cui chicchessia promette tutto, acquisirebbe un valore e sapore diverso se si permettesse di leggere che per far massa si è “fatto votare anche i morti” (intercettazioni stando). Forse a noi gragnanesi è bastata la folata di fumo bianco innescata dalle immancabili “Follie della pasta” (follia per aver scelto di investire ingenti cifre di danaro per una kermesse di un paese in debito?), festa atta a celebrare non la pasta, ma il paese della pasta e che, in quanto tale, dovrebbe permettere la partecipazione di ogni singolo opificio dell’oro bianco, non solo gli aderenti al Consorzio, la cui vice presidentessa chi potrebbe essere mai? Ai fini probatori, basterebbe scrivere nel motore di ricerca i lemmi: gragnano (lasciateci anche la minuscola iniziale) libro nero.
Divertente potrebbe essere una soluzione centrale proposta dal web, inconsueta didascalia a troneggiare su un piatto di spaghetti “Pasta di camorra …”. Ai posteri l’ardua sentenza? I posteri siamo forse noi od è anche tale detto un alibi?
Anna Di Nola