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San Giorgio verso le elezioni, intervista al candidato sindaco Aldo Vella

Il passato che ritorna ad essere presente e probabilmente destinato ad un nuovo e immediato futuro. Aldo Vella, 71 anni, già sindaco sangiorgese dal 1993 al 1997, scrittore e giornalista, si ripresenta alle amministrative del 6-7 maggio con la lista civica, “Ricomincio da Vella”.

Perché ha deciso di ricandidarsi?

«Noi rifiutiamo la politica quale legittimazione di forme affaristiche di potere per gestire processi decisionali che non corrispondono ai bisogni, ai sogni, ai desideri e alle aspirazioni dei cittadini. Siamo stanchi di assistere a tutto questo, di questa parvenza di democrazia subita, non ci riconosciamo in una politica che non è ascolto e dialogo con la comunità, che non crea benessere morale e materiale, che contrabbanda per cultura eventi costosi, non educativi, effimeri e non prodotti dalle energie positive del territorio. Le ultime due amministrazioni (Riccardi, 1997 – 2007; Giorgiano, 2007  -2012 n.d.r.) hanno campato sulla eredità da me lasciata, snaturando e strumentalizzando importanti innovazioni che fecero di San Giorgio a Cremano una città modello nel panorama dei comuni italiani».

I detrattori considerano “inopportuna” la ricandidatura, alla sua veneranda età.

«Siamo un corpo, adesso elettorale, ma dopo le elezioni sarà un corpo politico e culturale. Con noi ci sono esponenti della società civile non impegnati mai in politica, la cui età media rasenta i trentatré anni (mi escludo per non alzare la media!). C’è da chiedersi allora perché dei giovani vengono da un settantunenne? Qualcuno di questi mi ha risposto: “perché ho bisogno di un riferimento e di una guida.” Non è vero quindi che i giovani vogliono fare per conto loro, vogliono essere autonomi a tutti i costi e si vogliono scrollare di dosso le vecchie generazioni. Noi abbiamo invece la colpa di non aver fatto apprendistato per questi giovani, di non aver dato un esempio, anche morale. Abbiamo fatto crescere una generazione di ventenni e di trentenni che si sono impegnati in politica e hanno preso gli stessi vizi dei padri, che siamo noi! Per cui io non riconosco i giovani esponenti degli attuali partiti, non li riconosco come gli elementi giovanili che servono alla politica e al suo rinnovamento. Preferiamo chi è maggiormente disposto ad accettare chi ha memoria come noi e vuole trasmettere questa esperienza, niente di più. Pensate forse che io possa avere una vita politica decennale? Non lo penso affatto, pensavo infatti di aver chiuso. Ma un intellettuale che è abituato a vedere a trecentosessanta gradi, vede anche i mali della politica, un disfacimento generazionale,  che non c’è futuro, non c’è ricambio e quello che c’è è la copia esatta dei padri. Così come anche qualche impegno femminile è recuperato sul maschilismo. Tradotto in termini falsamente femminili».

Quali sono i punti principali del suo nuovo impegno politico?

«La cultura è l’asse portante della politica stessa.  Tutto è in funzione della cultura e da essa provengono la trasparenza, la vivibilità, lo sviluppo, l’efficienza della macchina comunale. La cultura non consiste in una serie scollegata di eventi spettacolari, pure forme di anestetico sociale per non pensare: per noi è la quotidianità, il vivere civilmente, il soddisfare in ogni momento il naturale bisogno intellettuale dell’individuo. È lo strumento per la valorizzazione delle espressioni locali a tutti i livelli, dal singolo cittadino alle associazioni spontanee, alle emergenze creative della città. A San Giorgio, prima e dopo Massimo Troisi, ci sono stati centinaia di operatori culturali che non hanno ritrovato rispondenza nelle loro proposte. Qui si consuma cultura di altri e non si incentiva la produzione culturale del luogo. Incentriamo quindi il nostro progetto culturale, la nostra campagna elettorale su questo tema perché da questo discende tutto il resto. Se vogliamo prendere ad esempio la trasparenza, proprio in questo campo, se non si è convinti di ciò che si dice, non si può convincere gli altri. Oppure se prendiamo ad esempio i servizi, non li si possono offrire al cittadino se non si guarda a questo come un essere umano, nello stesso spazio vitale in cui vive chi governa. La trasparenza è il rigore morale e quindi del buon governo. La vivibilità attiene alla sfera dei bisogni materiali, quella che include i servizi offerti, in cui si ritrovano le scelte per l’ambiente e quelle per l’economia della città. La macchina comunale, infine, va snellita attraverso un adeguato cambio generazionale, pari opportunità e incentivi di produttività senza dimenticare l’unione tra le città vesuviane in termini di viabilità e trasporti».

Cladipa

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