Scavi di Pompei: è bufera sulla carenza di custodi mentre a Pasquetta è boom di presenze

Gli scavi archeologici di Pompei si dibattono ancora tra luci e ombre, nodi da sciogliere e soluzioni da ricercare. Nonostante il “Grande Progetto Pompei”, presentato dal governo come la risposta in tempi rapidi all’emergenza della manutenzione del sito, nella città sepolta appare difficile la gestione ordinaria. Non sono le sole rovine, infatti, a essere in bilico negli scavi, ma la stessa organizzazione del personale, denunciano i sindacati, presenta delle anomalie che vanno sanate. Per rappresentare icasticamente la condizione della sorveglianza di uno dei siti più importanti ed estesi del mondo, le organizzazioni di categoria hanno scelto una giornata simbolica, in cui le contraddizioni appaiono in tutta la loro evidenza. La Pasquetta 2012, infatti, ha fatto registrare un boom di presenze a Pompei, con ben 12.826 visitatori, un dato sicuramente positivo su cui, tuttavia, i sindacati lanciano l’allarme. Secondo i dati riportati dalle stesse organizzazioni, a fronte di migliaia di visitatori in quella stessa giornata i custodi in servizio erano soltanto sessantadue, cifra già esigua di per sé che va ulteriormente frazionata nei due turni: antimeridiano, con trentacinque vigilanti, e meridiano con ventisette. Inoltre, rincarano i sindacati, il flusso turistico del Lunedì in Albis era del tutto prevedibile, eppure il numero di addetti alla vigilanza dell’area archeologica, di ben sessantasei ettari, è stato lo stesso degli altri giorni. Oltretutto, fa notare Antonio Pepe, segretario della Cisl pompeiana, “se i custodi riescono ad evitare danni nessuno se ne accorge ma se dovesse andare male scattano provvedimenti disciplinari e un processo mediatico internazionale, senza perseguire i veri responsabili.” D’altronde, gli stessi sindacati attendono la riunione, prevista per il 17 aprile, con la Soprintendente Teresa Elena Cinquantaquattro per discutere della distribuzione del personale tra i vari siti vesuviani, in relazione ai diversi flussi turistici e al corrispondente aggravio di mansioni. Se si confronta, d’altra parte, come già evidenziato dai sindacati, l’area che ogni custode è chiamato a vigilare nelle diverse aree archeologiche, risulta che i custodi di Pompei hanno un carico di lavoro quattro volte superiore a quelli di Ercolano, otto volte quelli di Oplonti, nove volte quelli di Stabia e ben quattordici volte quelli di Boscoreale. Il tutto, ovviamente, va moltiplicato per i tre milioni di visitatori all’anno della città sepolta, numero di gran lunga eccedente rispetto a quello dei turisti che si spingono a visitare i  siti “minori”. In  questa situazione intricata, dunque, non resta che attendere le risposte che emergeranno dal vertice tra rappresentanti dei lavoratori e amministrazione della prossima settimana.    

                                                                                                                  Claudia Malafronte

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