Bossi tradisce i figli. Napoli offre una pizza

Papà Bossi in passato la pensava alla Mario Merola: “E figl so piezz ‘e core”. Oggi lo stesso papà ha cambiato idea: “Non dovevo far entrare in politica i miei figli”. Troppo tardi. Il “trota” è entrato dalla porta principale, ha assaporato il potere, l’essere “onorevole”, avere il bancomat del partito che pensava a tutti i suoi capricci con i soldi pubblici, non proprio come fa un papà a stipendio basso che al figlio deve dire tanti “no”. Ma il “trota” si è dimesso da consigliere regionale della Lombardia, il padre ieri ha pianto alla festa dell’orgoglio padano, ha chiesto scusa e ha sentenziato: “fuori i parenti dalla politica”. Ma che padre! Qualcuno lo sospettava che avrebbe tradito anche i figli, scaricando tutto su di loro, facendo finta di non sapere, anzi di essere stato raggirato dal tesoriere, con la complicità dei figli. Un capolavoro di doppio salto mortale all’indietro che gli storici, assicurano, essere una specialità del “senatur”, fattosi “di cultura” alla Scuola Radio Elettra di Torino. Maroni alla convention dell’ Orgoglio ha aggiunto una pregevole decorazione: la Lega è diversa dagli altri partiti perchè i corrotti si cacciano senza guardare in faccia a nessuno. Bravo. Tutto risolto? Per niente. La corruzione nella Lega non si chiamerebbe solo Bossi. Sembra interessare tanti, sembra coinvolgere interessi della criminalità organizzata che al Nord avrebbe trovato un solido alleato nella Lega per infiltrarsi e fare affari nelle Pubbliche Amministrazioni di molte regioni del Nord. Ben sei Procure italiane hanno sinora aperto altrettanti fascicoli giudiziari. Nemmeno con Berlusconi vi è stata tanta mobilitazione investigativa. Altro che Gomorra! Vi ricordate quando sui manifesti si scriveva: “Sveglia Padano!, con la lega Nord contro Roma Ladrona”? Cose d’altri tempi, argomenti di “archeologia politica”.
Anche loro gridano al complotto, ad un tranello; parlano di tradimenti per divisioni interne e lotte di potere. Ma in nome della folkloristica “Padania Indipendente” (celebrata anche alla “festa dei popoli padani” con l’acqua del Po prelevata alla fonte), bisogna essere uniti e “scordarsi” le malefatte, perché la giostra deve ripartire, forse anche con gli stessi attori. Ma come è possibile che anche loro sono come gli altri, come la politica d’altri tempi e di quei tempi che i “Lumbard” hanno sempre additato per marcare la propria bandiere della differenza?
La verità sta nel fatto che la politica che cerca di parlare alla pancia degli elettori è una politica che pensa prima alla pancia della casta dei partiti. Una politica che cavalca istinti secessionisti, antistorici, talvolta dai connotati tribali è destinata ad essere stritolata dalle stesse pratiche grossolane sulle quali è lievitata, ma non cresciuta come è possibile fare solo con condivisi e motivanti meccanismi democratici. La risposta non “secessiva” arriva dalla saggia ed accogliente cultura “europeista” della napoletanità che ricorda ai leghisti che sono parte dell’Italia, nel bene e nel male della politica. Lo fa con il più antico ed universale strumento di comunicazione di massa: la pizza con la mozzarella, pomodoro e basilico, dedicata proprio a “Magna Lega”. Tanto per gustare!

Antonio Irlando

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