Gragnano: il dossier del ministro che inchioda il sindaco Patriarca&co

Sone 174 le pagine che racchiudono la relazione della commissione d’accesso che stazionato al palazzo comunale gragnanese. Relazione che è arrivata nelle mani del ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, che ha disposto lo scorso 23 marzo lo scioglimento anticipato del consiglio comunale per infiltrazioni camorristiche. La relazione degli 007 prefettizi è stata inviata anche al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il dossier del ministero evidenzia che alle elezioni del 2009 la camorra locale sostenne  Annarita Patriarca nella corsa alla poltrona di sindaco della città della pasta. Un passaggio della relazione della commissione d’accesso si sofferma sul fatto che siano stati “posti in evidenza i forti legami, a diverso titolo intercorrenti tra alcuni amministratori e dipendenti comunali, molti dei quali con precedenti penali per reati associativi, con esponenti di ambienti controindicati; tali rapporti, consolidatisi nel tempo, hanno prodotto un condizionamento dell’attività amministrativa dell’ente in funzione degli interessi e delle regole della criminalità organizzata. La relazione del Prefetto si sofferma sulla figura del sindaco, nei cui confronti vengono evidenziati rapporti di parentela con personaggi di punta della locale cosca. Lo stesso è coniugato con l’organo di vertice di un vicino comune, recentemente destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Le indagini ispettive hanno posto in rilievo come quest’ultimo infl uenzasse le dinamiche politiche del comune di Gragnano partecipando alle riunioni di maggioranza che si svolgevano presso l’abitazione del sindaco”. E questo è lo spezzone del dossier che riguarda direttamente il primo cittadino gragnanese Patriarca e l’influenza di suo marito Martinelli, sindaco di San Cipriano d’Aversa, arrestato e poi scarcerato poco prima del cataclisma abbattutosi su Gragnano. Grande peso sulla decisione del ministero ha avuto anche la vicenda dei brogli elettorali, venuti a galla subito dopo le elezioni e che hanno portato Giuseppe Coticelli (noi Sud), presidente del consiglio comunale, a ricevere una condanna a tre anni di reclusione con pena sospesa e l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. “Nell’ambito delle indagini (relative ai brogli ndr) è stata accertata l’esistenza di un meccanismo fraudolento del voto nonchè, quanto alla modalità di rilascio di tali duplicati, un confuso controllo delle procedure ed una gestione dell’ufficio elettorale a dir poco inaffidabile.  In tale contesto assumono significativa rilevanza i contenuti dell’ordinanza di conferma della misura cautelare dalla quale si evince che esponenti del locale clan miravano ad assumere il controllo di attività economiche e di servizi pubblici, e che le stesse avevano svolto un ruolo attivo nelle precedenti elezioni, sostenendo il futuro presidente del consiglio anche attraverso la minaccia e l’aggressione”. Passaggi della relazione che mettono a nudo tutti i sotterfugi e i condizionamenti della criminalit organizzata nella gestione del palazzo comunale gragnanese.

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