Pompei crolla ancora: un nuovo cedimento in via Nola nella parte settentrionale del sito

La sequenza infinita di crolli che si susseguono da ormai tre anni nell’area archeologica pompeiana sembra inarrestabile e ad ogni mese, ad ogni nuovo acquazzone un brivido ci percorre al pensiero di quanto è accaduto e quanto  ancora potrà accadere. Ci eravamo illusi che Mario Monti, il premier che ha fatto calare lo spread e che tenta di portare l’Italia lontano dalle secche della recessione, potesse, al contempo, salvare anche Pompei. Ci eravamo illusi che la sua venuta a Napoli e l’annuncio del “Grande Progetto Pompei” potessero, di colpo, fermare i cedimenti, mettere fine all’erosione progressiva delle domus e riportare la città al suo antico splendore. Invece, a due sole settimane dall’incontro in prefettura per illustrare i primi cinque appalti da realizzare con i 105 milioni di euro dell’UE, Pompei crolla ancora. Nella mattina del 20 aprile, infatti, è stato segnalato un crollo nella zona nord dell’area archeologica, in via Nola (Reg. V, Ins. IV), dove ha ceduto un angolo di parete di una domus adiacente quella celebre e bellissima di Marco Lucrezio Frontone. A nulla sono valsi il monitoraggio,  la mappa degli interventi proposti il 5 aprile dal governo, niente sembra arrestare la serie infernale che si abbatte sulle rovine romane all’ombra del Vesuvio. Altri nodi, strutturali, sono ancora da sciogliere. Basti considerare che un’area archeologica di 600 mila metri quadri è affidata a soli 27 custodi che si avvicendano per garantire il monitoraggio costante e la segnalazione dello stato di conservazione di ben 1500 edifici, affreschi e mosaici. A fare il punto della situazione è il segretario della CISL-BAC di Pompei, Antonio Pepe: “Su questa partita della distribuzione del personale non faremo sconti a nessuno, si sta perdendo troppo tempo, noi siamo per nuove assunzioni ma nel frattempo utilizziamo al meglio e dove occorrono questo esercito di 945 dipendenti sparsi per il territorio della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei. Il nostro personale addetto alla manutenzione, benché volenteroso, continua a essere poco utilizzato,  male organizzato, peggio distribuito e maldestramente gestito, non riuscendo così a garantire l’ordinaria conservazione delle domus che in molti casi custodiscono affreschi e mosaici. Un’operazione, questa, che se fatta in breve tempo  permetterebbe, prima della stagione turistica, sia di garantire l’apertura di tutte le domus agibili presenti negli Scavi di Pompei, sia di prevenire i crolli e di assicurare interventi puntuali di manutenzione ordinaria di domus, affreschi e mosaici”. Al di là delle problematiche contingenti o radicate nel tempo ciò che lascia sconfitti e avviliti è la somma dei giorni e degli eventi. Dal 2009, quando franò un tratto di un muro di contenimento del terrapieno di fronte alla casa di Giulia Felice, triste presagio dell’avvenire della città sepolta, fino a quello odierno sono ben sedici i casi di cedimento a Pompei, dove il caso si fa sistema di cui non vediamo ancora la fine. Sembra di assistere, impotenti, al  bollettino medico di un malato terminale che si spegne lentamente, o, peggio, a un bollettino di guerra, con bombe invisibili che lasciano cadere giorno per giorno i resti di una città morente, un nulla in cui la città antica è inghiottita  progressivamente. Tuttavia non è possibile arrendersi a questo status quo, è necessario reagire e intervenire subito per risollevare le sorti di Pompei, fino a quando si potrà smettere di tremare ad ogni temporale, fino a quando neanche una pietra dovrà più cadere.

 Claudia Malafronte

Donazione sostieni il Gazzettino Vesuviano